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L'ultima follia di Conte: "Vaccino e Natale sereno"

Giuseppi fa l'ottimista e promette fiumi di denari: "Cancellata l'Imu e subito soldi sui conti correnti"

L'ultima follia di Conte: "Vaccino e Natale sereno"

E dai, un mese di coprifuoco, abbassiamo sta maledetta curva, poi avremo «un Natale sereno» e il vaccino a Capodanno: «A dicembre arriveranno le prime dosi. Se gli impegni verranno confermati, li somministreremo subito alle categorie più fragili ed esposte». Il Paese ribolle, Giuseppe Conte prova a tenerlo buono così, con una spruzzata di ottimismo e di promesse. E le imprese costrette a chiudere? I soldi per gli indennizzi? «Già pronti». Come, già pronti? «Sì. Devo ringraziare il ministro Gualtieri e il ragioniere generale dello Stato che ci hanno lavorato. Ancora adesso sono là dentro in un ufficio per definire gli ultimi particolari. Contiamo di rendere operative martedì prossimo in Gazzetta Ufficiale tutte le misure di risarcimento, in modo che a novembre possano scattare i primi stanziamenti». E qui la scommessa del premier diventa temeraria, quasi come le previsioni del futuro. «Prendiamo questi provvedimenti oggi per riuscire a tornare ad avere la situazione sotto controllo fra qualche settimana. Non mi ritengo infallibile, ci possono essere stati errori ma non sottovalutazioni».

All'ora di pranzo, dopo due notti di trattative bollenti, il presidente del Consiglio esce nel cortile di Palazzo Chigi per rassicurare gli italiani «chiamati a un'altra dura prova» e un po' pure se stesso, sperando che la stretta basti. Un discorso avvolgente, in cui prende le parti di tutti, in un momento di esaltazione persino di chi lo contesta. «Se fossi dall'altra parte, sicuramente proverei protesterei anch'io. Sarei arrabbiato per le misure del governo perché la sofferenza della popolazione è reale». Siccome è dalla parte di qua, Conte difende le sue mosse. Tre Dpcm in dieci giorni, la leggerezza estiva, la lunga incertezza, il braccio di ferro con le Regioni, gli scontri interni nella maggioranza, la sensazione di inseguire il virus senza riuscire mai ad avvicinarlo, mentre mancano posti letto e c'è gente che ancora aspetta i rimborsi dalla prima ondata. Lui ha tentennato a lungo. Alla fine sono stati i ventimila positivi e i tanti ricoveri in terapia intensiva e fargli cambiare linea. La decisione, racconta, maturata dopo un vertice con Speranza e Brusaferro. «Non c'era alternativa».

Una scelta sofferta, presa controvoglia, combattuta in Consiglio dei ministri. «C'è stato un confronto tra diverse sensibilità e diversi punti di vista», ammette. Contestata dai governatori, che volevano salvare la ristorazione. «Dalle Regioni sono arrivate proposte diverse, ma se non stringiamo difficilmente ne verremo a capo». E non è vero, dice, che nei mesi scorsi il governo si sia distratto. «Prima dell'estate l'opinione pubblica pensava di aver passato la tempesta e proprio in quel momento noi abbiamo prorogato lo stato di emergenza, abbiamo comprato nuove mascherine e nuovi ventilatori per rendere più resiliente il sistema sanitario».

La vera scommessa è la solita, tutelare salute e economia. «Non vogliamo scegliere tra l'una e l'altra. Noi vogliamo tenere sotto controllo la curva epidemiologica e scongiurare un nuovo lockdown, perché una seconda serrata totale l'Italia non può permettersela». E cita tutti i provvedimenti di copertura per le categorie colpite, dall'imminente («già pronto») decreto Ristoro alla cancellazione della seconda rata dell'Imu, dalla proroga della cassa integrazione alla rata aggiuntiva del reddito di emergenza fino ai sussidi per chi verrà colpito dalla stretta e all'una tantum per lo spettacolo.

Ma ci sono i soldi in cassa per tutte queste misure? Non sforeremo? Non diventerà inattendibile il quadro del bilancio pubblico disegnato dal Def? Anche qui, Conte si lancia senza rete. «Diamo tempo a Gualtieri di sistemare le cifre. Sono stati bravissimi lui e Patuanelli a far di conto con le risorse attuali. Non prevedo comunque nuovi scostamenti». E poi, rivolto a ristoratori, gestori di palestre, commercianti: «Non mi piace fare promesse, prendo un impegno a nome del governo. Gli indennizzi a coloro arriveranno presto sui conti correnti con un bonifico dell'agenzia delle entrate».

Chiude solleticando lo spirito nazionale. «Quando si affronta una guerra non si può dire se hai fatto abbastanza per vincere. Gli italiani sono più stanchi e frustrati, ma ce la faremo pure questa volta. E passeremo un Natale sereno».

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