La Lega si prende il ministero dell'Economia. I rapporti tra il titolare del dicastero e quello del Viminale sono sempre stati buoni, ma il vertice di tra il leader del Carroccio e Giovanni Tria segna un cambio di passo. Si è tenuto ieri mattina, ufficialmente per mettere a punto la risposta del governo alla lettera della Commissione europea che mette in mora l'Italia sul debito pubblico, ma si è trasformato nell'occasione di Salvini per piazzare solidissimi paletti post elettorali e chiarire agli alleati di governo quale direzione prenderà la politica economica del governo dopo la vittoria della Lega.
Salvini ha portato al dicastero una «delegazione economica», Oltre al sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti, c'era il viceministro all'Economia Massimo Garavaglia, Claudio Borghi e Alberto Bagnai, presidenti delle commissioni Bilancio della Camera e Finanze del Senato.
Un'ora e mezza per un incontro che la Lega ha definito «lungo, cordiale, proficuo e costruttivo». Salvini ha riferito pubblicamente i dettagli: «Abbiamo discusso dell'atteggiamento da tenere nei confronti dell'Europa, della necessità di sbloccare i cantieri e le grandi opere, in generale del rilancio economico del Paese».
Successivamente in una conferenza stampa al Senato nel pomeriggio Salvini ha messo in chiaro le proposte. «Mi premurerò di portare la discussione sulla flat tax per imprese e famiglie nel prossimo Consiglio dei ministri, quando sarà convocato». Non sono ammessi distinguo nel governo. «Giustamente sul caso Rixi sono usciti 37 parlamentari dei 5 Stelle, richiamandomi al contratto di governo. Bene, sulla flat tax si applica il contratto di governo», ha scandito il leader del Carroccio.
Sempre in tema fiscale Salvini ha confermato che «i termini della pace fiscale verranno prorogati dalla fine di luglio perché contiamo di incassare alcune decine di miliardi per liberare gli italiani dalla gabbia di Equitalia». Decisione dettata dai «dati clamorosamente positivi» delle adesioni, ma anche dalla necessità di dare una risposta a Bruxelles. I condoni faranno quindi parte della eventuale manovra. Poi le infrastrutture: «Nei prossimi minuti depositeremo, come gruppo Lega al Senato, un emendamento allo sblocca cantieri che prevede la sospensione per due anni del codice degli appalti e il rispetto della normativa europea vigente».
Tutti temi sensibili, nel senso che fino ad oggi hanno creato attriti tra la Lega e i Cinque stelle di Luigi Di Maio. Ora Salvini si sente abbastanza forte da imporli. Non c'è un condono allargato, come ipotizzato ieri. Nessun ritorno alla dichiarazione integrativa speciale, ha assicurato il sottosegretario leghista al Mef, Massimo Bitonci.
Ma altri temi ci sono e non tutti politicamente neutri. Il riferimento alle infrastrutture, ad esempio, ha un peso. La Lega vuole imporre a Di Maio la Tav. «I nostri contatti con l'Europa ci dicono potenzialmente in arrivo altre buone notizie sugli investimenti e le grandi opere, la Tav è una di queste. Se, come pare, la quota di partecipazione di investimento dell'Ue dovesse aumentare fino al 55% dell'importo dell'intera opera, sarebbe evidente che qualsiasi ulteriore analisi costi/benefici dimostrerebbe che è vantaggioso completare un'opera fondamentale». Impossibile dire di No all'alta velocità Torino Lione quindi. Con buona pace del M5s. Su questo Salvini ha trovato una sponda sicura in Tria («Sono sempre stato d'accordo»).
Ma il riferimento di Salvini è anche ad un'altra partita europea,
quella per escludere la spesa per le infrastrutture dal computo del deficit. È la golden rule, che potrebbe dare un po' di respiro ai conti. Bruxelles permettendo. Sulla flessibilità le distanze tra Tria e Salvini restano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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