La cifra è inferiore a quella programmata. Niente 80 euro per i pensionati, l'aumento si sgonfia e si ferma a una cifra tra i 30 e i 50 euro. Comunque un aumento. Un bonus da spendere in campagna elettorale, carta utile al tavolo del referendum per il premier Matteo Renzi, a caccia di buone notizie da dare agli italiani. «Abbiamo quantificato» gli effetti degli interventi contenuti nella manovra: «Sono da 30 a 50 euro al mese per le pensioni più basse; non siamo riusciti ad arrivare agli 80 euro ma abbiamo fatto per la prima volta un aumento per le pensioni sotto i 1.000 euro».
L'occasione per rivendicare le misure pro pensionati è la conferenza stampa tenuta ieri con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padaon sulla legge di Bilancio, approvata dall'Aula della Camera dei deputati e ora passa al Senato.
Quanto il sistema previdenziale non sia in equilibrio, lo dimostra il bilancio Inps approvato ieri dal consiglio di indirizzo e Vigilanza, con i voti contrari dei rappresentanti della Cgil, Uil e dell'Ugl. I conti si sono chiusi con 16.297 milioni di euro di disavanzo economico di esercizio con un peggioramento di 3.812 milioni rispetto al 2014.
Renzi torna sul taglio delle tasse. Se la prende di nuovo con il predecessore. «Con buona pace del presidente Monti abbiamo diminuito le tasse: tagliata l'Ires, via l'Irpef agricola». La manovra ha tagliato le tasse. «Non era scontato». Nella legge «ci sono 23 miliardi di tasse in meno, dà agli italiani la possibilità di guardare al futuro». In realtà la legge comporta che per il 2018 ci siano 20 miliardi di tasse in più tra Iva e accise. Clausole di salvaguardia da disinnescare.
Fino a quando c'è stato Monti la manovra era «nemica» dei cittadini e aveva il segno più sulle tasse, ora invece è «foriera di tante buone notizie».
L'altro fronte è quello del rinnovo del contratto degli statali. La sentenza della Corte costituzionale sulla riforma Madia ha complicato i giochi. E, come per le pensioni, le risorse non sono abbastanza. Quindi il governo confermerà aumenti medi di 85 euro (non aumenti minimi come chiedono i sindacati). «È chiaro che chiudere significa trovare un punto di equilibrio e di compromesso come è stato molto ben trovato sul tema dei metalmeccanici», ha precisato Renzi. Comunque, «cercheremo di chiudere mercoledì se ci sono le condizioni per farlo, il ministro Madia è impegnata in questa direzione».
L'incertezza politica finisce nella conferenza stampa sulla manovra. Anche Renzi, come ha fatto più volte Padoan, assicura che la legge di Bilancio non ne risentirà. «Non è una legge di stabilità Achille Lauro, ci accompagnerà per tutto il 2017», spiega.
Ieri la Camera ha approvato il disegno di legge con 290 voti favorevoli, 118 contrari e tre astenuti. Ora passa al Senato, ma le Camere si fermeranno per il referendum, quindi l'esame di Palazzo Madama continuerà dopo il voto.
La polemica politica più forte è però quella tra Renzi e Francesco Boccia. Renzi ha cercato di dare al presidente della Commissione Bilancio della Camera la responsabilità dei 50 milioni di euro per i malati di cuore a Taranto. «È stato il presidente della commissione che ha dichiarato inammissibile l'emendamento» che stanziava la somma, ha spiegato il premier.
Boccia, parlando al sito del Fatto quotidiano, ha respinto le accuse minacciando di fare vedere i messaggi del governo durante l'esame dell'emendamento. «Taranto era tra le 10 priorità della commissione Bilancio, c'era emendamento e c'era l'ok di tutti. Quell'emendamento non ha avuto il benestare della presidenza del Consiglio e di chi su quel tavolo rappresentava la presidenza del consiglio.
Il tema politico è un altro. Era una priorità? Per me sì, lo era anche per l'opposizione, lo era per il relatore, lo era per il Mef, è mancato l'ok di Palazzo Chigi e sarebbe sgradevole usare i cellulari per mostrare gli sms girati quella notte».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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