L'ultima rivolta di Trump. Non firma il piano di aiuti

Il presidente blocca la legge sui sussidi economici. "Il progetto è debole e strapieno di spese inutili"

L'ultima rivolta di Trump. Non firma il piano di aiuti

Non è un dispetto. È che quelle spese davvero non lo convincono, perlomeno è quello che continua a ripetere a chi spinge per una tregua. Fatto sta che Donald Trump non ha ancora firmato il piano di aiuti per rilanciare l'economia statunitense. È un pacchetto di 900 miliardi, approvato a fatica dal Congresso, dopo una lunga trattativa tra democratici e repubblicani. È fermo alla Casa Bianca da una settimana e il presidente a quanto pare non ha fretta di mettere il calce il proprio nome. «È inadeguato e strapieno di spese inutili».

La mancata firma ha causato da sabato la sospensione dei sussidi di disoccupazione per milioni di americani e un prolungarsi dello stallo fino a martedì farebbe scattare lo shutdown, ovvero il blocco delle operazioni di larga parte della pubblica amministrazione. Niente soldi per gli stipendi e le spese statali. Il pacchetto di aiuti è infatti inserito in un più vasto provvedimento di spesa da 2,3 trilioni di dollari che finanzia l'attività del governo fino al settembre 2021. Martedì scorso Trump aveva pubblicato un video sulle reti sociali dove chiedeva al Congresso di alzare a duemila dollari l'importo dei versamenti diretti ai cittadini, una cifra pari a più del triplo dei 600 dollari attuali, e aumentare i sostegni alle imprese, in particolare quelle del settore della ristorazione. Il magnate ha inoltre contestato lo stanziamento di aiuti a Paesi stranieri, come la Cambogia, e i finanziamenti a istituzioni come il Kennedy Center di Washington e i musei Smithsonian. Non basta. Il presidente uscente ha minacciato il veto su un provvedimento da 740 miliardi di dollari sul bilancio alla Difesa. In questo caso è una reazione alla rimozione dei generali delle basi militari.

Trump rivendica il diritto di tutelare la sua idea di sviluppo economico, che deve andare direttamente dallo Stato ai cittadini senza passare per rivoli burocratici e «mediatori ideologici». Non sta funzionando neppure la mediazione del suo partito, i repubblicani, che si sono ritrovati spiazzati dai «no» del presidente.

La sortita ha colto alla sprovvista anche il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, coinvolto in prima persona nella stesura del piano, e altri funzionari vicini al presidente. Si tratta di una mossa a sorpresa dietro la quale alcune fonti vicine alla Casa Bianca ritengono ci sia l'irritazione di

Trump nel vedersi abbandonato dal suo partito nella lotta per contestare l'esito delle presidenziali, dopo che il leader della maggioranza Gop in Senato, Mitch McConnell, ha riconosciuto la vittoria del presidente eletto, Joe Biden. Un aumento dei versamenti individuali da 600 a 2 mila dollari trova favorevoli i Democratici ma sarebbe indigeribile per larga parte dei Repubblicani, orientati su posizioni rigoriste in materia fiscale.

Se la situazione non si sbloccherà, è a rischio anche la moratoria sugli sfratti, che scade invece il 31 dicembre. Il presidente eletto, Joe Biden, ha esortato Trump a firmare immediatamente la legge.

«È il giorno dopo Natale e milioni di famiglie non sanno se saranno in grado di tirare avanti a causa del rifiuto di Donald Trump di firmare un piano di aiuti economici approvato con una maggioranza travolgente e bipartisan».

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