Cronache

L'ultima trovata: dare le periferie alla regina dei salotti milanesi

L'ultima trovata: dare le periferie alla regina dei salotti milanesi

Potrebbe sembrare la dimostrazione tangibile del fatto che a volte il destino gioca a occhi chiusi. Invece ha una sua paradossale coerenza. Intanto perché ormai da tempo lei ha lanciato il progetto «Quartieri Tranquilli» e se ne occupa con successo. E poi perché ha avuto modo di scoprire «il Bronx meneghino», o comunque tutto quello che c'è a Milano fuori dal Quadrilatero, quando era cronista al Corriere della Sera (è rimasta in via Solferino per quarant'anni). Anche se abbiamo il forte sospetto che sulla famigerata Novanta non ci sia mai salita. Fatto sta che Lina Sotis, signora dei salotti (finché sono esistiti) si occuperà (a titolo gratuito) del rilancio delle periferie per il sindaco Giuseppe Sala. L'ex signora Moratti e l'assessore Pd alle Politiche sociali, Salute e Diritti, Pierfrancesco Majorino, insieme. Uniti per contagiare «di buono» quelle zone spelacchiate, infestate, depresse da orizzonti circoscritti. Un colpo di snobbissima genialità da parte del sindaco Sala, altro ganzo del bigoncio: interista, amico di Tronchetti Provera, fidanzato con Chiara Bazoli, figlia del banchiere Giovanni, elegante, seduttivo, «bene, benissimo» e non insensibile alla lusinga della mondanità. Ma se è vero che la vita è una palestra di iniquità, è vero anche che c'è sempre un modo per provare a ripristinare le cose. E quindi, la Sotis e Sala in periferia: volenterosi inquilini della parte comoda di questo mondo, affacciati al balcone «dell'altra parte». Perché nessuno è al riparo dall'immaginazione. Specie la Sotis che ormai è alla sua quarta o quinta vita, crede profondamente nel volontariato (come le ha detto suo figlio «è l'unico lavoro che avrà un futuro») ed è ansiosa di restituire un po' di quello che la vita le ha dato. Quindi pronti e via, che partire è vincere una lite contro l'abitudine. Chi l'ha detto che non si possa trattare Quarto Oggiaro come Vincenzo Monti? Chi l'ha detto che le signore in bicicletta, col cestino di vimini pieno di pashmine, tulipani e fiori di zucca debbano girare solo per Brera e non pedalare anche al Giambellino? Chi l'ha detto che l'arte, i fruttivendoli di lusso, i panifici pieni di croissant al burro, e i negozietti con le borse di paglia a 300 euro debbano fermarsi prima del Lorenteggio? Anche lo stile può fare la rivoluzione.

Soffice, pacifica, ma non per questo meno decisiva.

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