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L'ultimo saluto del Palazzo (unito) a Matteoli. "Il Paese ha perso un servitore leale"

Berlusconi assente per influenza: «Profondamente dispiaciuto di non essere lì»

L'ultimo saluto del Palazzo (unito) a Matteoli. "Il Paese ha perso un servitore leale"

Roma - La destra, il centro, la sinistra. Ci sono davvero tutti, tra Palazzo Madama e Santa Maria sopra Minerva, per ricordare di Altero Matteoli. Unico assente, bloccato a Milano da un febbrone, Silvio Berlusconi. «Sono profondamente dispiaciuto di non poter partecipare ma sono vicino con affetto alla famiglia del mio amico Altero».

Il lutto è bipartisan e per una volta il mondo politico non si divide. Il primo atto delle celebrazioni è a Palazzo Madama, nella sala Nassirya, dove è stata allestita una camera ardente. Maurizio Gasparri fa un po' gli onori di casa e alle nove accoglie Gianfranco Fini. Ecco poi Giorgio Napolitano, che fa un lieve inchino verso il feretro. «Una bella persona, proba, di grande correttezza». Poco dopo arriva Paolo Gentiloni, che si trattiene a parlare con la moglie e i figli e s'incrocia con la delegazione del Pd, guidata da Matteo Renzi, pure lui molto colpito, e Luigi Zanda. Alle 11 l'omaggio di Antonio Tajani. «Abbiamo collaborato insieme quando io ero commissario Ue e lui ministro dei Trasporti, per far crescere l'Italia e il suo sistema infrastrutturale».

A mezzogiorno la messa alla Minerva, la chiesa dove, oltre a tanti Papi, è sepolta la patrona d'Italia, Santa Caterina da Siena. Anche Matteoli ha fatto un piccolo miracolo, riunire dopo la diaspora le varie anime missine: Meloni e Gasparri, La Russa e Alemanno, Ronchi e Urso, Bocchino e Rampelli, Landolfi e Augello. E il commosso Francesco Storace: «Altero era il più grande di tutti noi».

Vestito nero e tacchi alti, la donna del giorno Maria Elena Boschi, è sul fondo della navata. Poco più in là il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso, i senatori del Pd Sposetti, Esposito e Margiotta, il numero uno del Coni Giovanni Malagò, l'ex di Trenitalia e Finmeccanica Mauro Moretti. Gianni Letta è nelle prime file, accanto a Tajani, Casini, Schifani, Romani, Prestigiacomo, Rotondi, Viceconte, Lupi, Bonaiuti, Fitto, Gelmini. Più defilata Mara Carfagna. In lacrime Denis Verdini, toscano come Matteoli. «Quanto ricordi. Trent'anni di amicizia».

Celebra il cardinale Giovanni Battista Re. «È stata una figura benemerita della politica italiana - dice all'omelia - una persona che ha cercato con infaticabile impegno di servire il bene di tutti. Matteoli non mandava certo a dire quello che pensava ma non alzava mai la voce e cercava sempre soluzioni concordate perché ebbe a cuor gli interessi della comunità ed era dotato di spirito di servizio e di desiderio di aiutare».

Graziano Delrio è adesso il ministro dei Trasporti. «Altero - ricorda all'uscita della chiesa - mi è sempre stato molto vicino con sensibilità istituzionale e del bene comune. È raro trovare uomini così. La repubblica perde un personaggio che ha servito con grande onore e dedizione il Paese». Delrio parla pure più tardi, alla commemorazione in aula al Senato. «Esprimo il sincero cordoglio del governo.

Ho avuto modo di apprezzarne personalmente la competenza, la lealtà e la professionalità nella sua qualità di presidente della commissione Lavori pubblici. E al figlio ho detto: sia orgoglioso dell'eredità di suo padre».

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