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L'ultimo schiaffo alla storia: torna di moda il pugno chiuso

Il funerale di Pietro Ingrao ha riportato in piazza le bandiere rosse e l'orgoglio comunista. Ciò che resta delal sinistra al tempo di Renzi

L'ultimo schiaffo alla storia: torna di moda il pugno chiuso

Il pugno chiuso come un requiem, come un addio, come una canzone degli anni '70, come un disco in vinile. Tutto torna, ma non è mai la stessa cosa. Il funerale di Pietro Ingrao ha riportato in piazza le bandiere rosse, le note di Bella ciao come una sor ta di inno nazionale e l'orgoglio comunista. Il simbolo di tutto questo è il braccio sinistro alzato al cielo e la mano stretta forte, con nostalgia e spaesamento. È quello che resta della sinistra al tempo di Renzi. Non è più il saluto vigoroso cantato da Gaber. Adesso c'è da chiedersi cosa rimane quando poi riapri la mano, quanto si è consumato negli anni quel gesto qualche volta coraggioso e poi via via sempre più conformista, scontato, vuoto. Quel pugno poi finisci per stringerlo solo perché hai paura di aprirlo e non trovarci nulla. Nessuna identità, un'ideologia sconsacrata dalla storia, una promessa di felicità non mantenuta, un inganno, un muro, una bugia, una minestra riscaldata, una nuova illusione o la voglia di non morire boy scout o democristiano, sotto un leader che in tre mosse si è preso gioco, partita, incontro.

Il pugno chiuso adesso sa di frustrazione, perché quelli con la rabbia alla bocca non hanno neppure la forza di alzarla la mano. Il pugno chiuso è per quelli che hanno voglia di farsi vedere, la compagnia di giro che sbarca ad Atene a festeggiare la vittoria sciagurata di Syriza o si fanno il selfie con Pablo Iglesias, il leader di Podemos, il professore che canta il pueblo unido jamás será vencido , ma poi un po' nasconde la mano, dicendo : «Non siamo né di destra né di sinistra». E alla fine a guardarla in faccia questa nuova sinistra europea non si capisce se assomiglia a Landini, a Civati o ai grillini. Forse l'ultima. Tanto che verrebbe da dire: alzatelo bene questo pugno chiuso. Fate almeno immaginare cosa c'è scritto dentro. Serve una scena alla Mario Brega in versione Un sacco bello. A me populista? «A zoccolè, io mica so comunista così, sa. So' comunista così!». Così, appunto, tanto per capire. Sul pugno chiuso ci si confonde. Ci sono quelli titubanti, che prima lo alzano e poi si nascondono, precisano. Come tre anni fa con Bersani che vince le primarie. È il 5 dicembre del 2012, una vita fa. È domenica sera e sul palco del Capranica a Roma si festeggia la vittoria alle primarie contro il sindacuccio di Firenze. C'è una foto che racconta tutto. Bersani con il pugno alzato e con lui nella stessa posa Alessandra Moretti (portavoce), Roberto Speranza (coordinatore) e Tommaso Giuntella (responsabile dei giovani). Imbarazzo. Qualcuno dice che è fuori luogo. Il Pd non è il Pci. Nervosismo e giustificazioni. Macché ideologia, era un gol. Il giorno dopo Giuntella scrive su twitter : «Io esulto con il pugno chiuso anche quando segna Totti». Il partito bersaniano fa di peggio. Si prepara in fretta un video con una serie di personaggi con il pugno alzato: Alcide De Gasperi, Angela Merkel, Jesse Owens, Barack Obama, il cardinale Tarcisio Bertone e naturalmente il guanto nero di Tommie Smith e John Carlos sul podio dei duecento a Città del Messico. Poi dicono che uno si perde.

È che il pugno ha una storia lontana. È il saluto dei cavalieri medievali che si tolgono l'elmo, per farsi riconoscere. È sulle barricate della Comune di Parigi e poi divampa nella Spagna antifranchista, disegnato su una cartolina di Miró, con la scritta Aidez. È rabbia e rivolta. È anarchico fino a quando non li fucilano, poi viene iscritto al Partito comunista. In Italia è il segno della Resistenza, ma il comando generale della «Garibaldi» decide di abolirlo; poco marziale. E poi un anno fa finisce sulle cronache della mostra di Venezia. Capita che Elio Germano passeggi sul tappeto rosso e alzi il pugno destro al cielo davanti ai fotografi. Subito Gad Lerner s'indigna: «Il saluto a pugno chiuso si fa col braccio sinistro. Beata gioventù». Solo che non è così. Il braccio che si alza storicamente è il destro. È nel '68 che per sottolineare l'appartenenza a sinistra si cambia verso e il pugno diventa mancino. Beata vecchiaia.

Cos'è allora il pugno chiuso? Forse più di tutto è l'orgoglio e la disperazione dei Malavoglia. «Le burrasche che avevano disperso di qua e di là gli altri Malavoglia, erano passate senza far gran danno sulla casa del nespolo e sulla barca ammarrata sotto il lavatoio; e padron 'Ntoni, per spiegare il miracolo, soleva dire, mostrando il pugno chiuso - un pugno che sembrava fatto di legno di noce -.

Per menare il remo bisogna che le cinque dita s'aiutino l'un l'altro».

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