Cronaca nera

La lunga fine di Vanessa. "Omicidio premeditato"

Uccisa con 7 coltellate, un martello per sfondare la porta. Da ottobre minacce social e revenge porn: "Per te è finita"

La lunga fine di Vanessa. "Omicidio premeditato"

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Aveva pianificato tutto nei dettagli per liberasi della donna che era diventata un'ossessione per lui, da quando l'aveva lasciato, tanto da andare talvolta con una scusa qualunque anche quattro volte in una mattinata nel supermercato dove lavorava. La macchina, il giorno del delitto, l'aveva lasciata a casa ed era uscito in bicicletta, probabilmente per evitare di lasciare tracce nei dispositivi di rilevamento delle targhe, portando con sé un borsone: dentro c'era un martello e attrezzi da scasso, con cui ha sfondato la porta a vetri della villetta della sua ex, e un coltello, molto simile a quelli trovati nella sua cucina, rinvenuto in un lavandino sporco di sangue. Poi la telefonata al 112 con un cellulare privo di scheda sim e i depistaggi, mentre tentava la fuga.

Bujar Fandaj, 41 anni, kosovaro, titolare di una piccola impresa edile, è stato arrestato martedì notte, poche ore dopo aver massacrato a Riese Pio X, nel Trevigiano, la ventiseienne Vanessa Ballan, con la quale aveva avuto una relazione clandestina, alla fine della quale lo scorso ottobre lei lo aveva denunciato per stalking dopo essersi confidata con il compagno, Nicola Scapinello, 28 anni, piastrellista. L'uomo la perseguitava con minacce di morte e il revenge porn («Torna con me o mostro quel video»). La giovane aveva un figlio di 4 anni ed era incinta di pochi mesi. Un delitto che il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, ha definito di «particolare ferocia». Ci sarebbero tutti gli indizi per contestare la premeditazione e indubbi elementi di pericolosità sociale del presunto omicida. La vittima è stata colpita sette volte in parti vitali dopo essere stata picchiata violentemente, come dimostrano i segni di percosse al volto. Una furia da cui lei ha cercato disperatamente di difendersi, ferendosi le mani. Fandaj è accusato di omicidio aggravato e rischia l'ergastolo. Ben quattro le aggravanti che potrebbero essergli contestate: oltre alla premeditazione, il fatto che avesse avuto una relazione con la vittima, che lei fosse incinta e che il delitto sarebbe avvenuto dopo una condotta persecutoria.

Dopo il massacro il 41enne avrebbe cercato di fuggire e di depistare gli investigatori, che però erano appostati sotto casa. «Ci aveva telefonato martedì sera - ha spiegato il procuratore - intorno alle 21, ammettendo il fatto, e questo per noi ha valore confessorio. Aveva detto che si sarebbe costituito ai carabinieri di Riese, ma per noi era un tentativo di depistaggio, perché sosteneva di trovarsi nei campi lì intorno, mentre era in una zona diversa. I carabinieri non hanno mai cessato di sorvegliare l'abitazione con una pattuglia in borghese e si sono accorti del suo rientro a casa in ora notturna, sottoponendolo a fermo». Fandaj non si è fatto interrogare ed è stato portato in carcere. È stato Scapinello a indirizzare da subito gli inquirenti sulla giusta strada. Accompagnato in caserma subito dopo la scoperta del crimine - consumato tra le 11.21 e le 11.47 di martedì, orari di due messaggi whatsapp alla donna - il compagno ha raccontato agli investigatori che pochi giorni prima, il kosovaro aveva provato a scavalcare la recinzione di casa e che dopo la denuncia le minacce erano sparite.

Uno degli elementi, forse, che ha portato a sottovalutare la situazione.

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