L'uomo dei conti sotto assedio ma il rischio crac lo blinda

Le prossime aste dei Btp possono destabilizzare l'Italia Se cacciano Tria, sui mercati partirà la corsa al ribasso

L'uomo dei conti sotto assedio ma il rischio crac lo blinda

Giovanni Tria ha superato indenne la prova nomine dopo un braccio di ferro con gli azionisti di maggioranza del governo. Pochi giorni fa, stesso esito per il confronto con il vicepremier Luigi Di Maio sul decreto dignità. Vinto dal ministro dell'Economia, a scapito del presidente Inps Tito Boeri.

Tria è un tecnico all'apparenza poco in sintonia con toni e sostanza delle proposte lanciate da Lega/M5S. Eppure il governo non può farne a meno.

La prudenza del ministro che manda su tutte le furie la maggioranza, in particolare il Movimento 5 stelle, non è casuale, ma è dettata da emergenze che il governo non può ignorare. Tra la fine dell'estate e l'autunno l'Italia dovrà passare più volte sotto i riflettori dei mercati. Sui Btp, il titolo di stato che regge l'equilibrio del nostro debito pubblico, si potrebbe scatenare un'ondata di vendite in grado di mettere in serio pericolo i nostri conti pubblici. Una situazione rischiosa per il Paese ma paradossalmente anche una «polizza» sulla vita politica dello stesso Tria, minacciato negli ultimi giorni dalle tensioni con la maggioranza.

C'è attesa per il giudizio di Fitch, che a fine agosto potrebbe optare per un outlook stabile o per un downgrade del debito italiano. Pesano le varie revisioni al ribasso del Pil. Un rallentamento dell'economia si ripercuote inevitabilmente sui conti pubblici, a causa di una diminuzione delle entrate tributarie. Senza contare che il raggiungimento degli obiettivi europei di riduzione di debito e deficit in rapporto al Pil diventa più difficile se il denominatore cala. I dati diffusi in questi giorni da Fmi e Ufficio parlamentare di bilancio sul Pil di quest'anno e del prossimo impongono una manovra correttiva in autunno. Sui conti italiani pesano anche appuntamenti di medio termine, in particolare la fine del Quantitative easing. Situazione di incertezza che può a sua volta avere conseguenze negative, cioè un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato.

«Attualmente la metà degli investitori internazionali sta scommettendo al rialzo sui Btp, mentre l'altra metà al ribasso. Una delle due parti, come in una battaglia, dovrà prevalere e lo sapremo solo a settembre quando il governo dovrà mettere le carte in tavola», spiega Emanuele Canegrati, senior Analyst di BPPrime.

In questi giorni, importanti società di gestione, aggiunge, stanno decidendo come muoversi. La decisione definitiva la prenderanno in occasione del varo della nota di aggiornamento del Def, in ottobre. «Se passeranno le posizioni di Tria i rendimenti si abbasseranno, se dovesse prevalere la linea pro spesa pubblica, c'è una seria possibilità che disinvestano».

Se lo faranno non ci sarà spazio per nessuno dei punti contenuti nel contratto di governo. Il ministero dell'Economia è a conoscenza dei rischi e ora tutto il governo sta facendo i conti con le possibili conseguenze di scelte poco prudenti. Un guaio soprattutto per il vicepremier e leader del M5s, indispettito dai paletti che il ministro antepone a ogni decisione. Di Maio ha scelto due dicasteri economici «di spesa», quello del Lavoro e quello dello Sviluppo e si potrebbe trovare nelle condizioni di varare misure molto depotenziate. Ma l'alternativa è prendersi la responsabilità di destabilizzare i conti.

La Lega di Salvini, che sta incassando successi sul fronte dell'immigrazione, rischia di perdere la partita dell'economia

in misura minore. Una qualche forma di riduzione fiscale, sarebbe già un risultato. Meglio per entrambi tenere Tria. Anche perché nessun altro in questo momento se la sentirebbe di affrontare mercati e istituzioni europee.

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