Roma - Per il leader centrista Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera oggi alla guida della Commissione Esteri del Senato, il dopo referendum apre una fase nuova, in cui serviranno larghe intese. Al Centro.
Da cosa è caratterizzata questa fase nuova?
«Da due elementi su cui devono riflettere quelli che sono stati impegnati per il Sì come me e quelli che hanno votato No. Il primo è il sistema elettorale proporzionale, verso il quale si torna, che vuol dire la fine dell'idea dell'uomo solo al comando e dell'incapacità di stringere alleanze. Il secondo è lo scontro in Europa e nel mondo tra populismo demagogico e forze che cercano di risolvere i problemi».
Eppure, quelle in crescita sembrano le forze populiste.
«Capisco le condizioni che portano al successo le formazioni estreme: il disagio sociale, i problemi economici, la bomba immigrazione. Ma le loro ricette non sono sufficienti a cambiare cose, molto più complesse di come sono state descritte. Lo ha dimostrato la Lega, quando Maroni è stato per anni al ministero dell'Interno e ora il M5s, con la Raggi sindaco di Roma».
I partiti che si oppongono alla demagogia populista che cosa devono cambiare?
«Le forze davvero responsabili devono rompere le barriere dell'incomunicabilità tra loro e cercare le soluzioni. Lo scenario, che è anche quello di un Paese dall'economia debole in cui le imprese sono prese d'assalto dagli stranieri (vedi la vicenda Vivendi-Mediaset), richiede il superamento dei vecchi slogan del passato».
Fi che vota con la maggioranza sul Salvabanche sembra il segnale di un approccio nuovo verso il governo Gentiloni.
«Ho apprezzato molto la disponibilità espressa da Silvio Berlusconi in quest'occasione. Con lui ho sempre avuto buoni rapporti personali, anche quando abbiamo litigato, ma sul piano politico dico ora che è il momento di emanciparsi dal rischio che Fi finisca egemonizzata dalla Lega. In Paesi come la Germania forze socialiste e di centro collaborano, in Francia credo che il conservatore Fillon prenderà molti voti a sinistra contro la Le Pen, anche in Italia siamo di fronte a sfide nuove».
Si va verso una riedizione del Patto del Nazareno?
«Ho sempre ritenuto che quel patto fosse utile all'Italia. E parte delle forze che hanno dato origine all'accordo, Alfano e l'Ncd, sono rimaste al governo. Non sono tra quelli che hanno brindato quando si è sciolto. Credo che la rottura abbia creato problemi a Renzi e a Berlusconi».
Quindi se Renzi vuol tornare a Palazzo Chigi avrà bisogno di Berlusconi?
«Stimo Renzi e molte delle cose che ha fatto. Sono sicuro che se vorrà guidare un altro governo dovrà farlo con uno schema diverso dal passato. Se il Pd sarà il principale partito dello schieramento politico, molto dipenderà dalla sua capacità di tessere alleanze, come fa la Merkel in Germania. Soprattutto se ci sarà il proporzionale, e non vedo alternative, questa è la strada».
Salvini già grida al grande inciucio.
«Per lui stare nel Ppe è una follia, bisogna uscire dall'euro, la Le Pen è il grande esempio. Chiaro che non la pensi come Berlusconi. Che ha tra i suoi più stretti collaboratori Antonio Tajani, il candidato del Ppe alla presidenza del parlamento Ue».
Queste nuove alleanze sono in funzione anti Grillo.
«Il rischio che il M5s prevalga è reale, non scherziamo col fuoco.
Sbaglia chi dice che dopo la Raggi perderà consenso: i fan non si aspettano che governi bene, vanno contro i partiti tradizionali. Bisogna contrarlo senza inseguirlo. Renzi ha sbagliato nella sua fede cieca per il web. Che fa prevalere chi urla di più».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.