Genova è l'alfa e l'omega. Del resto è la città dell'Elevato. Così la Liguria, simbolo del Movimento monolite nel 2017, quando Beppe Grillo fece fuori la candidata sindaco per il capoluogo Marika Cassimatis con un semplice «fidatevi di me», è diventata la rappresentazione dell'implosione del M5s. Dilaniato da correnti e guerre tra bande. Con gli echi del pastrocchio ligure che arrivano fino alle orecchie incredule di Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi.
Proviamo a mettere ordine nel caos. Tutto comincia qualche giorno fa, quando Grillo, come se fosse appena caduto dalle nuvole, scrive nella chat dello stato maggiore del Movimento: «Ma davvero sosteniamo Sansa, siamo diventati matti!». Poi ieri l'universo grillino sobbalza dalla sedia davanti alla lettura di un retroscena di Repubblica. Il messaggio che arriva a tutti, dal leader per caso Vito Crimi all'ultimo parlamentare, è questo: «Di Maio stavolta è d'accordo con Beppe». Anche l'ex capo politico Luigi Di Maio sarebbe contrario alla scelta del giornalista del Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa nel ruolo di candidato governatore. In realtà, spifferano dal gruppo parlamentare «Luigi ha trovato un pertugio per mettere in difficoltà Conte sullo schema dell'accordo con il Pd». A Palazzo Chigi il premier non crede ai suoi occhi. Ed è preoccupato dalla probabile reazione dei dem che, dopo una lunga trattativa, alla fine avevano ceduto su un candidato che sembrava più vicino ai grillini che alla sinistra. Addirittura, a un certo punto della mattinata, si temono ripercussioni sul già precario equilibrio su cui si regge l'esecutivo.
Ma il Garante non mette in discussione il plot giallorosso. Le perplessità sono solo su Sansa. Un giornalista che tre anni fa aveva criticato duramente la scelta di Grillo di escludere Marika Cassimatis, vincitrice delle comunarie, dalla corsa per il sindaco di Genova. Inoltre si vocifera di liti di vicinato tra il comico e Adriano Sansa, padre di Ferruccio, ex primo cittadino del capoluogo e vicino di villa di Grillo. L'oggetto del contendere era una piscina che il fondatore del M5s aveva costruito nel suo terreno, provocando qualche attrito tra i due. L'incidente però sarebbe acqua passata. La verità è che il Garante vorrebbe essere competitivo e considera il cronista del Fatto un candidato mediocre. E, sussurrano le malelingue «non è intervenuto prima perché era convinto che Sansa sarebbe stato bocciato dal Pd». In ogni caso, è troppo tardi per voltare pagina.
Sansa, irritato, chiama Crimi. Il reggente, preso alle spalle dall'altolà di Beppe, risponde con un laconico «vai avanti». Grillo sente Di Maio e il capo politico. «È il meno peggio», si congeda il Garante. Solo nel primo pomeriggio fonti vicine alla Farnesina fanno sapere: «Di Maio rispetta le scelte del M5s, lavoriamo uniti e compatti». Allo stesso tempo appare lampante che l'ex leader si disinteresserà della corsa ligure. E lo stesso Sansa teme di fare la fine del candidato unitario umbro Vincenzo Bianconi. Un deputato che ha partecipato alle trattative confessa al Giornale di essersela vista brutta: «Diciamo che ho avuto risvegli migliori...». La stessa fonte scherza: «Prima ha piovuto, ma adesso qui in Liguria c'è il sole, mi pare che abbiamo risolto».
E su Grillo: «Beppe non lo sento da parecchio, mi arrivavano solo voci delle sue perplessità».Da Italia Viva la deputata ligure Raffaella Paita conferma la corsa solitaria dei renziani: «Noi incompatibili con Sansa». E il candidato si rivolge al Pd: «Ammiro il loro coraggio di candidarmi».
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