M5S, fronda sul ddl taglia-poltrone: 30 deputati pronti alla scissione

Sono una trentina gli onorevoli pentastellati a minacciare lo strappo sulla legge per la riduzione dei parlamentari all'esame della Camera. Il loro "no" potrebbe essere l'anticamera della scissione. E della caduta del governo

M5S, fronda sul ddl taglia-poltrone: 30 deputati pronti alla scissione

Nel Movimento 5 Stelle tira una brutta aria: aria di scissione. Da quando Luigi Di Maio ha deciso di cambiare cavallo, salendo su quello del Pd, è emerso il malcontento di alcune decine di deputati e senatori pentastellati. Tutti contrari all'alleanza con i dem. A tal punto da minacciare di rinnegare uno dei cavalli di battaglia del Movimento: la riduzione dei parlamentari. È atteso per martedì il voto della Camera al ddl taglia-poltrone. Una misura che dovrebbe incassare il "sì" di gran parte di Montecitorio. Ma non sono tutti d'accordo. Alla fronda anti-Di Maio si potrebbero iscrivere alcune decine di deputati grillini. Pronti a rinnegare la lotta ai privilegi della casta in favore di un obiettivo più ambizioso: fare le scarpe al capo politico.

Giggino ha troppi poteri. E nel Movimento c'è poca democrazia. Decide tutto Casaleggio, a cui andrebbe tolta la proprietà della piattaforma Rousseau. È una delle tante richieste che i dissidenti hanno fatto di recente attraverso la presentazione della Carta di Firenze, seguita a stretto giro di posta dalla Carta di Catanzaro. Due documenti diversi, ma con un solo fine: depotenziare Di Maio. I frondisti sono pronti a tutto: anche ad andarsene.

Il voto sul ddl taglia-poltrone potrebbe essere l'occasione giusta per consumare lo strappo. 25, forse anche 30 i deputati pronti a lasciare. Non solo i 5 Stelle, ma anche la maggioranza. Mettendo a rischio la sua sopravvivenza. Già, perché a Montecitorio il governo può contare su 343 voti. Se davvero lo spettro della scissione si concretizzasse, il governo sarebbe in serio pericolo. Una situazione di cui il centro-destra, compatto, potrebbe approfittare per mandare a casa i giallo-rossi. A quel punto non rimarrebbero altro che le urne.

Il peggiore scenario possibile per i 5S, già sfiancati dai sondaggi per nulla favorevoli. Insomma, il ddl taglia-poltrone si potrebbe ritorcere contro Di Maio. Che dal sogno di togliere gli scranni ai suoi avversari politici, finirebbe per togliere anche il suo. Eterogenesi dei fini.

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