È il giorno di Matteo Salvini, il giorno in cui il ministro dell'Interno incassa il sì alla fiducia sul «suo» decreto Sicurezza. Un provvedimento bandiera che sebbene depotenziato in alcuni punti dai Cinquestelle consente al vicepremier leghista di rivendicare una stretta sui permessi umanitari, la revoca della cittadinanza per terrorismo, il rafforzamento della videosorveglianza, il taser per i vigili urbani e di avere una carta importante da giocarsi davanti al suo elettorato.
La partita, però, resta ancora aperta visto che - complice il calo nei sondaggi - i Cinquestelle vogliono far fruttare il loro via libera e ottenere il più possibile sul loro provvedimento bandiera, quello che punta a sospendere dopo il primo grado la prescrizione. Una misura a forte rischio di incostituzionalità, ma utile a solleticare il giustizialismo del proprio elettorato in questo difficile derby del consenso.
È evidente che la norma sulla prescrizione rischia di essere l'argomento del braccio di ferro, ma sotto traccia è su tutto il pacchetto anticorruzione che montano i dubbi del Carroccio. Sì, perché il clima in queste ultime settimane è cambiato e ormai più che su una corrispondenza di amorosi sensi Lega e Cinquestelle si muovono sul filo dei sospetti e delle piccole provocazioni.
L'ultima riunione al ministero della Giustizia sulla prescrizione è durata sei ore senza che le due parti siano riuscite a trovare un accordo. E i grillini continuano a fare aleggiare lo spettro di uno stop al dl Sicurezza alla Camera, sussurrando di possibili ritorsioni anche sulla legittima difesa. La soluzione del dissidio dovrebbe essere lo stop alla prescrizione soltanto per determinati reati. Inoltre i Cinquestelle insistono affinché la norma resti nel ddl anticorruzione mentre la Lega vorrebbe un binario parallelo e una riforma complessiva. Questa mattina di buon ora - l'incontro è fissato alle 8 e 30 - ci sarà il tanto sospirato vertice tra Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini in cui si cercherà di dipanare la matassa e affrontare anche il nodo dei direttori delle reti Rai.
Nel giorno del dl Sicurezza Salvini deve, però, fare fronte alle stoccate di Alessandro Di Battista da oltreoceano, insieme alla «minaccia» di un suo imminente ritorno. «Mi chiedete in tanti di tornare. Presto, presto torneremo. Mancano meno di due mesi, poi vediamo cosa succede e vedremo che faremo. Per adesso facciamo documentari, scriviamo. Io scrivo reportage» dice in diretta Facebook. «So che il M5s sull'anticorruzione deve essere molto, molto duro. Per me, la prescrizione dovrebbe essere sospesa quando c'è il rinvio a giudizio, e non dopo il primo grado perché questo istituto ha favorito solo i ladri in questo Paese. Bisogna capire da che parte sta la Lega, e si capisce su questa roba qua. Si capirà a breve se la Lega sta pensando un minimo al Paese o l'unico paese a cui pensa è Arcore». La replica di Salvini arriva a stretto giro di posta.
«Di Battista? Lo invidio molto, sta in Nicaragua con la famiglia. La fiducia al dl Sicurezza l'hanno votata i Cinquestelle e non Forza Italia. Abbiamo fatto un contratto di governo, c'è il fuso orario... Di Battista sta lontano, glielo diranno».
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