Politica

Il M5s sabota il dl Sicurezza: "Se ne parla dopo il voto"

I Cinque stelle contro il blitz per dare più poteri al Viminale sui porti. Toninelli: «Ci sono altre priorità»

Il M5s sabota il dl Sicurezza: "Se ne parla dopo il voto"

Se il nuovo mantra grillino è attaccare l'alleato dove fa più male, allora non poteva mancare il tentativo di sabotaggio del decreto sicurezza bis, provvedimento fortemente voluto da Matteo Salvini e visto dal M5s come un vero e proprio affronto al titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Una norma già definita in ambienti pentastellati alla stregua di un «blitz per far cadere il governo», proprio perché, in materia di competenze sui porti, prevede di concentrare molti più poteri nelle mani del Viminale, togliendoli di fatto al Mit. Nell'ennesima giornata di tensioni tra i due partner di governo, è stato Toninelli a dare fuoco alle polveri sul tema più sensibile per la Lega. «Abbiamo il decreto crescita al Senato e lo Sbloccacantieri alla Camera - ha spiegato il Ministro dei Trasporti - è evidente che le camere devono impegnarsi a fare questo». Toninelli ha parlato di una volontà, da parte del M5s, di far slittare il secondo decreto Salvini a dopo le europee del 26 maggio: «Dopo le elezioni e dopo l'approvazione di questi due decreti fondamentali per il governo valuteremo con serenità - ha aggiunto - e stando attenti a tutti i livelli del diritto, anche il decreto sicurezza bis».

Una precisazione, quella sull'aderenza alla legge del decreto, che suggerisce l'obiettivo di far saltare il provvedimento caro a Salvini. O almeno di ottenerne il rinvio, in modo che il Carroccio non possa giocarsi un'ulteriore fiche elettorale sulla sicurezza. La risposta di Salvini è arrivata nel giro di poche ore: «Il decreto sicurezza bis è pronto, lunedì va in Consiglio dei ministri». Il ministro dell'Interno ha annunciato che il decreto sarà all'ordine del giorno nel preconsiglio dei ministri previsto oggi. E ha replicato: «Io non penso che la lotta alla camorra conosca pause elettorali, le coperture ci sono». La polemica di Toninelli, bollata da qualche leghista come una «provocazione», è la dimostrazione di una guerriglia stellata senza pause, su tutti i temi, anche solo per conquistare qualche lancio d'agenzia o un'apertura di home page sui siti web dei giornali. Come è avvenuto in questo caso, con un decreto che dovrebbe vedere la luce, nonostante le frasi di Toninelli.

Nella strategia di attacco alla Lega sui suoi cavalli di battaglia rientra l'accusa di Luigi Di Maio su occupazioni, sgomberi e legalità nelle città. Da Ascoli Piceno, dove si trovava per il tour elettorale, il capo politico grillino ha risposto così a una domanda sulla busta con proiettili inviata al sindaco di Torino Chiara Appendino: «Io penso ai fatti, Chiara Appendino ha dimostrato che il Movimento Cinque Stelle fa sul serio quando si tratta di sgombero dei centri sociali, quando si tratta di ridare immobili ai cittadini italiani, occupati da centri sociali che siano anarchici, di destra o di sinistra». Quindi la stilettata a Salvini: «Chiara è una donna forte, che fa i fatti, ecco c'è chi parla per slogan in questo paese sugli immobili occupati, sui centri sociali, e chi invece fa i fatti, abbiamo dimostrato ancora una volta che noi siamo il Movimento dei fatti». A riprova di come lo scontro sia ormai a tutti livelli, dopo qualche settimana di tregua Salvini è tornato a polemizzare con il sindaco di Roma Virginia Raggi. «Mi piange il cuore a vedere Roma così - ha dichiarato Salvini al Senato durante la presentazione del libro di Carlo Nordio - i crateri nelle strade, i cumuli di macerie, gli alberi divelti.

Il problema non è dare soldi, ma avere un'amministrazione competente».

Commenti