Il caso è spinoso: un attivista del MoVimento 5 Stelle espulso e diffidato dall'usarne logo e nome con una lettera firmata da un avvocato "in nome e per conto" di Beppe Grillo in persona.
Spinoso perché non si tratta di un attivista qualsiasi, ma di Andrea Aquilino, uno dei più noti rappresentanti della cosiddetta "ala cattolica" del Movimento: Famiglia Cristiana, in un lungo articolo intitolato "Grillo caccia i cattolici dal M5s" presenta il resoconto dell'intera vicenda.
Aquilino, ingegnere civile romano di 48 anni, è stato candidato per il M5s alle elezioni regionali del Lazio e poi ha lavorato nello staff del candidato sindaco grillino per Roma Marcello De Vito. Da sempre ha richiesto l'apertura di un dibattito interno al Movimento sui temi dei diritti civili, facendosi portabandiera delle posizioni cattoliche sull'argomento: in particolare, ha organizzato proteste contro il ddl Scalfarotto sull'omofobia, spalleggiato da altri attivisti del Movimento, e ha organizzato un incontro tra una rappresentanza parlamentare dei grillini - che comprendeva anche Nicola Morra e Alessandro Di Battista - con il Sostituto alla Segreteria di Stato vaticana Monsignor Angelo Becciu.
Con loro c'era anche l'avvocato Paolo Palleschi, tra i firmatari della lettera di protesta contro il bacio omosessuali inscenato mesi fa dai deputati pentastellati alla Camera.
Ora Aquilino, "espulso a sua insaputa", come scrive lui stesso su Facebook, si è visto recapitare una missiva in cui lo stesso Grillo, per bocca dell'avvocato Michelangelo Montefusco, "ricorda che l'uso del nome e del marchio che caratterizza il MoVimento è riservato a quanti abbiano ottenuto la certificazione di una lista di candidati in vista di una consultazione elettorale".
Su queste basi, Aquilino viene invitato "a volere immediatamente cessare l’uso o il riferimento diretto, indiretto anche solo per allusione al nome od ai marchi di proprietà del sig. Grillo" e, cosa più importante, a sospendere ogni "attività di propaganda politica e sociale da Lei svolte in qualità di sedicente “portavoce” e rappresentante degli attivisti cattolici del MoVimento 5 Stelle".
Lui, il diretto interessato, in parte la prende con ironia - "in futuro non potrò nemmeno dire di aver fatto parte del Movimento perché non potrò nemmeno pronunciarne il nome" - ma in parte rispedisce al mittente le accuse contenute nella lettera: "Mai mi sono spacciato per portavoce dell’ala cattolica. Quello che più mi lascia sconvolto è che questa espulsione non è arrivata per via politica ma per mezzo di una lettera di un legale, a mo' di licenziamento in tronco".
E ancora, chiama in causa i più celebri "colleghi" Di Maio e Morra: "Mi chiedo dove sono i parlamentari come Nicola Morra o Luigi Di Maio che pure si sono detti cattolici e che in questi mesi non sono mai intervenuti non per imporre una visione cattolica al Movimento ma per favorire un dibattito chiaro e trasparente su questi temi"
"Ai cattolici che osano aprire bocca nel
Movimento, non contro di esso, ma semmai integrandolo nei princìpi della Chiesa è infatti riservata non solo la scomunica politica, ma la minaccia delle vie legali", conclude amaro.
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