L'ultimatum dei grillini è lanciato. Niente Tav o salta tutto. Salta il governo e salta l'alleanza gialloverde. E l'annuncio avviene su un terreno - la campagna elettorale abruzzese - in cui i coinquilini di Palazzo Chigi si trovano su sponde opposte. Di Maio avverte Salvini. Se vuole la Tav la faccia con Berlusconi, con cui ambisce a governare l'Abruzzo. Non con noi. E poi si lancia in una veemente accusa contro le «lobby», unici soggetti davvero interessati alla Torino-Lione. «Noi - ha spiegato Di Maio nel corso di un appuntamento elettorale a Penne - siamo favorevoli a opere ben più urgenti. Come l'alta velocità Catania-Palermo, la metropolitana di Torino, le tratte Roma-Pescara e Roma-Matera. Ed è per questo che vogliamo invitare l'associazione nazionale costruttori a un tavolo per discutere insieme di un decreto legge che velocizzi i cantieri. Ma, fino a quando il Movimento Cinque Stelle sarà al governo, la Torino-Lione non ha storia e non ha futuro». Anche se il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha ripetuto per l'ennesima volta che «l'analisi costi benefici ci sarà entro pochi giorni».
Quello di Di Maio sembra un ultimatum, rivolto a chi ormai è considerato come un «nemico» interno: Matteo Salvini. C'è già chi dà la Lega con un piede fuori dalla coalizione governativa. E chi vede Salvini disposto a staccare la spina a questo esecutivo all'indomani del voto europeo. In quest'ottica il Movimento fondato da Beppe Grillo ha bisogno di recuperare credibilità presso i propri elettori (i sondaggi denunciano una crescente disaffezione). E se il reddito di cittadinanza ha terminato la sua forza propulsiva ci deve pensare l'anima radicale del Movimento continuando a suggerire posizioni meno accondiscendente sulla questione della nave Diciotti e soprattutto sulla Tav. E ovviamente la voce più radicale è sempre quella di Alessandro Di Battista, anche lui impegnato al fianco di Sara Marcozzi per le elezioni regionali abruzzesi.
Visto che proprio in Abruzzo si è ricompattato il fronte del centro-destra (con la Lega al fianco di Forza Italia e Fratelli d'Italia, uniti per Marco Marsilio), è questo il nemico da battere. E anche la campagna anti-Tav può servire all'uopo. «Per noi un Paese riparte dalle infrastrutture, ma dalle infrastrutture giuste, per i cittadini e i pendolari. Se la Lega intende andare avanti, continuando a scavare un buco inutile che costa 20 miliardi - dice Di Battista -, tornasse da Berlusconi e smettesse di rompere i c...». «Finché saremo al governo - aggiunge Di Maio - ci opporremo a spendere venti miliardi per la Torino Lione, quando con venti miliardi costruisci 2.500 scuole antisismiche e 150 mila aule per due milioni e mezzo di alunni». Salvini, da parte sua, replica a Di Battista: «La Tav non serve a Salvini, se si viaggia più veloce, si inquina di meno, si spende di meno, serve agli italiani, non possiamo restare isolati rispetto al resto d'Europa». Ma continua a gettare acqua sul fuoco. «Non vado alle elezioni - ha detto da Giulianova -. La mia parola vale più di tutti i sondaggi messi insieme. Certo, ci confrontiamo con i grillini.- Qualcuno dei 5 Stelle dice che l'Italia non ha bisogno della Tav e di nuove infrastrutture. Con loro abbiamo sempre trovato una soluzione e lo faremo anche su questo».
D'altronde, ricorda il leader del Carroccio, nell'accordo di governo c'è proprio una revisione del progetto originario. E cerca di rassicurare l'anima ambientalista grillina citando uno studio dell'università di Torino che smentirebbe danni per l'ambiente e presenza di amianto nei punti dove dovrebbe sorgere il cantiere della Tav.
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