«Staccare il personale parlamentare e ministeriale da quello che si occuperà del partito». Il progetto, a lungo termine, raccontato nei conciliaboli grillini ha le fattezze di un mutamento di pelle abbastanza radicale. Una riorganizzazione che, in futuro, permetterebbe anche di aggirare il limite dei due mandati, «occupando» nella nuova struttura interna al M5s tutti quegli esponenti diventati incandidabili a causa di una delle regole auree «a cui Davide non ha intenzione di rinunciare», fanno sapere gli amici di Casaleggio.
Così, grazie a questa strategia, resterebbe in piedi anche l'ipotesi, circolata negli scorsi giorni, di uno «stipendio extraparlamentare» da consegnare a chi non potrà essere rieletto. Appurato l'obiettivo finale, ora tocca seguire le convulsioni delle ultime ore. Il primo segnale della trasformazione è arrivato ieri, con le dimissioni di Riccardo Fraccaro, ministro ai Rapporti con il Parlamento, dal collegio dei probiviri del Movimento. Con Fraccaro ha lasciato l'organismo disciplinare interno la senatrice Nunzia Catalfo, presidente della Commissione lavoro a Palazzo Madama. I due saranno sostituiti a breve da due nuovi componenti, che saranno scelti con una votazione su Rousseau.
E a svelare la ratio profonda del nuovo corso ci ha pensato lo stesso Luigi Di Maio: «A breve, tramite una votazione individueremo i loro sostituti - ha spiegato il capo politico - magari persone che hanno svolto già i due mandati o che stanno per terminarli. Persone che quindi potranno dedicarsi a tempo pieno a questo lavoro. Un lavoro delicato che serve per eliminare dal Movimento quelli che se ne approfittano e che provano ad infiltrarsi».
Lo stesso Fraccaro ha parlato di un primo passo verso un nuovo assetto del M5s: «Ho deciso di dimettermi dalla carica di probiviro. Un compito che ho svolto con il massimo impegno dal 2016, ma ora è tempo di cedere il testimone». Fraccaro ha concluso: «Faccio volentieri un passo indietro perché il Movimento possa farne uno in avanti lungo la nostra maratona».
La situazione generale, però, rimane dominata dalla confusione. Resta in piedi l'idea di far sedere «5 saggi» attorno al capo politico. Più una struttura territoriale con un coordinatore per ogni regione. Per la cabina di regia, i nomi più gettonati sono quelli di Alessandro Di Battista e Paola Taverna, vicepresidente del Senato e volto tra i più amati dalla militanza grillina. In campo dovrebbe esserci anche una personalità molto vicina al presidente della Camera Roberto Fico. La Taverna è tornata a farsi sentire, dopo le critiche in privato alla leadership, con un'intervista al Fatto Quotidiano: «Non avevo alcun dubbio sul risultato - ha detto - il problema non poteva certo essere una sola persona, ma gli eventuali errori di tutto il Movimento. Luigi non è mai stato messo in discussione, almeno da me». Acqua sul fuoco, ma con una precisazione: «Deve decidere da solo se tenere tutti gli incarichi. Spesso come gruppo ci è mancato».
Infine, tra i cahiers de doléances, vanno segnalati i mugugni di un nutrito gruppo di parlamentari nei confronti dello staff comunicazione.
Malumori che hanno fatto diventare i comunicatori uno dei dossier interni più spinosi per Di Maio. Per risolvere la diatriba c'è all'orizzonte un do ut des: «Luigi ha avuto di nuovo la fiducia, ora qualche testa dovrà cadere».
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