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M5s, vendetta degli anti-Raggi: Fico sarà capogruppo

L'ortodosso deputato napoletano sarà capogruppo a Montecitorio: il segno degli equilibri che cambiano dentro il M5s. E chi perde è la Raggi

M5s, vendetta degli anti-Raggi: Fico sarà capogruppo

È il momento della resa dei conti nel M5s. Mentre la giunta capitolina di Virginia Raggi affonda sotto il peso degli scandali giudiziari e dà anche prova di imperizia politica, l'ala dei cosiddetti "ortodossi" ne approfitta per scalare le posizioni di potere dentro e fuori il MoVimento.

Il primo segnale è arrivato ieri sera, con l'annuncio della nomina a capogruppo dei grillini alla Camera dei Deputati dell'ultraortodosso Roberto Fico. Uno che, insieme a Roberta Lombardi, è da sempre fra i più intransigenti nel pretendere totale trasparenza tanto nei processi decisionali interni quanto in tutte le vicende giudiziarie che riguardano a qualsiasi titolo ogni esponente dell'M5s o anche solo una persona ad esso collegabile.

Fico diverrà capogruppo a partire da aprile, in omaggio alla tradizione del turnover inaugurata nel 2013 proprio da quella Roberta Lombardi che insieme a Fico è una delle vestali dell'ortodossia grillina più pura. Il deputato napoletano si pone così come uno dei più credibili antagonisti a uno di quelli da sempre considerati più "papabili" in una ipotetica corsa alla presidenza del Consiglio: l'altro partenopeo Luigi Di Maio.

Sugli equilibri interni al M5s molto potranno dire i prossimi sviluppi delle inchieste giudiziarie che riguardano Raffaele Marra e che si mormora potrebbero lambire figure anche molto più influenti all'interno del Campidoglio. Se la giunta di Virginia Raggi - già commissariata con l'allontanamento di Daniele Frongia e Salvatore Romeo - dovesse cadere, è assai probabile che all'interno del Movimento scatti l'ora della riscossa per chi da tempo invoca ormai un ritorno alle origini.

Con le parole d'ordine di sempre: decisioni affidate alla rete e prese sempre in totale trasparenza, zero riunioni blindate come quelle che ormai vanno di moda in Campidoglio, basta alle nomine anche soltanto vagamente "chiacchierate".

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