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M5s vuole aprire il forno Pd. E Zingaretti fa il "costruttivo"

La nuova strategia punta a recuperare l'ala di sinistra vicina a Fico. I ribelli: "Ora stop alle nostre espulsioni"

M5s vuole aprire il forno Pd. E Zingaretti fa il "costruttivo"

Un occhio ai sondaggi, un altro al Pd. La nuova strategia varata dai 5stelle per le Europee comincia a dare qualche frutto. Non siamo di fronte a una vera e propria svolta, ma qualcosa si muove. E mentre il capo del Carroccio finisce sotto il «fuoco amico» di Luigi Di Maio, che non perde occasione per metterlo alla berlina, sembra ricompattarsi il fronte interno, con un ramoscello d'ulivo lanciato alla dissidenza interna vicina al presidente della Camera, Roberto Fico.

La rotta grillina ha strambato decisamente verso sinistra e la senatrice «ribelle» Elena Fattori, interpellata dall'Adnkronos, rilancia sulla posta. «Bene la svolta pro-diritti e anti-Lega di Di Maio... - ammette -, purché non sia solo immagine. Sarebbe un segnale importante chiudere la vicenda delle nostre espulsioni». La Fattori, assieme alla collega Paola Nugnes, è difatti ancora «in attesa di giudizio» per le tante uscite «fuori linea». Finora i probiviri 5 Stelle non si sono ancora pronunciati, anche per il preciso mandato di non indebolire ulteriormente i numeri della maggioranza in Senato. A oggi - spiega la Fattori - le sanzioni «sono soprattutto nei confronti di chi si è opposto all'appiattimento nei confronti della Lega...». La richiesta neppure tanto velata è quella di archiviare la pratica-espulsioni e, nel contempo, rafforzare in un senso di marcia concreto quello che porta verso il Pd. Prospettiva che al momento, in campagna elettorale, non dispiace affatto neppure al capo del Movimento, visto che l'apertura del secondo «forno» del Pd di Zingaretti fa comodo e il nuovo leader del Pd, sia pure in modo felpato e senza dirlo, mantiene un atteggiamento «costruttivo» verso i grillini.

«Questo è il Di Maio che ci piace - dicono altri 5s, anche con incarichi di governo -: nessuna paura di far valere i nostri temi con Salvini, concentrato a far prevalere la nostra identità. Insomma quell'atteggiamento che alle politiche ci ha portato al 33%. Ha ingranato la marcia, sono certo che affronteremo alla grande questa campagna elettorale per le europee». Secondo il deputato Michele Sodano, «Di Maio sta affermando quella che è l'identità più verace del M5s, un movimento post ideologico che ha ancora l'ambizione di salvare l'Italia da corruzione e disuguaglianza». La prossima sfida si giocherà sul salario minimo garantito e non si dispera affatto di creare, «attorno alle nostre proposte, un'ampia convergenza. Se devo azzardare guarderei, ad esempio, all'ala progressista», ha dichiarato in un'intervista il presidente della commissione Ue alla Camera, Sergio Battelli. Così, dopo le reprimende per le alleanze con gli «impresentabili» della Lega in Europa, dopo la sconfessione dei gilet gialli e i bacetti inviati alla Merkel, nonché la richiesta di sfratto per Casapound (cui Salvini strizza l'occhio), Di Maio spera ora di poter contare, dopo le Europee, anche di un salvagente pidino. Anche se da quelle parti non tutti dimenticano il passato. L'eurodeputata Marina Berlinghieri considera le aperture «ridicola farsa opportunista» e non si fa nessuna illusione: «Tentando di rifarsi una verginità di sinistra.

Ma con che faccia?».

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