Q uel drappello di giornalisti televisivi che fin dalla mattina ieri ha atteso per ore l'ingresso nel Palau dell'ex presidente catalano, non poteva immaginare, invece, che Puigdemont con cinque consiglieri fosse volato (o fuggito) via dalla Catalogna, direzione Bruxelles. Una mossa che ha fatto pensare subito a una sua fuga volontaria per evitare l'arresto a seguito dell'incriminazione firmata, un'ora dopo, dall'Audencia Nacional. E, soprattutto, all'indomani delle dichiarazioni del ministro per l'Immigrazione belga Theo Francke, che gli aveva offerto la possibilità dell'asilo politico proprio a Bruxelles.
A ingannare i media era stato un tweet lunedì mattina: l'immagine del president scattata nel suo ufficio della Generalitat era allegata a un cinguettio delle 9 con la scritta «Buona giornata!», come per dire, benché l'art. 155, io sono ancora qui al comando. Un modo abile per depistare la stampa o sbeffeggiare Madrid. Anche l'ex presidente del Parlament Carme Forcadell e l'ex consigliere Josep Rull, sempre lunedì mattina, avevano confermato con Twitter di essere nei loro uffici. Rull era stato immediatamente accompagnato alla porta dai Mossos, mentre la Forcadell, dopo aver annullato l'attività del Parlamento, di sua volontà aveva lasciato l'ufficio.
Poi a mezzogiorno, era iniziata a circolare con insistenza la voce che il disobbediente governatore catalano, fosse in visita assieme a cinque consiglieri a Bruxelles, nelle sedi dei partiti indipendentisti fiamminghi che sostengono l'attuale governo del premier Charles Michel, leader del Movimento riformatore. I consiglieri transfughi sono: Meritxell Borràs, (PDeCAT) segretaria al Governo; Antoni Comín, (Erc), Sanità; Joaquim Forn (PDeCAT), Interni; Dolors Bassa (Erc) Lavoro e Affari sociali e Meritxell Serret (Erc) Agricultura, Pesca e Alimentazione.
Una mossa scaltra, ma molto azzardata. Infatti, nelle stesse ore in cui Puigdemont e i cinque consiglieri, si erano dati alla macchia, il procuratore generale spagnolo José Manuel Maza, chiedeva la loro incriminazione per i reati di ribellione, sedizione e malversazione di denaro pubblico. Il fascicolo è stato aperto dal Tribunale supremo di Spagna su richiesta di Madrid e vede indagati anche quattordici membri del governo catalano destituito, compresa la Forcadell e altri sei parlamentari. Nell'ordinanza d'urgenza del procuratore è previsto l'immediato arresto nel caso che Puigdemont e alcuni degli indagati, ora a Bruxelles, decidessero di rimanere in Belgio, evitando di comparire lunedì prossimo davanti al Supremo di Madrid.
L'ultimo luogo dove Puigdemont era stato visto sabato e domenica, era Girona, la sua roccaforte da ex sindaco. Qui aveva annunciato la sua candidatura alle prossime elezioni regionali del 21 dicembre (stabilite dal premier Rajoy grazie ai poteri delle straordinarie misure costituzionali).
Nulla poteva far credere a un suo viaggio dai colleghi fiamminghi. Lo attendevano a Barcellona, destinazione che aveva dato come certa, ribadendo domenica sera che era ancora Presidente e voleva «resistere in modo pacifico e democratico» per portare avanti la secessione.
Intanto
a Bruxelles, alcuni analisti politici, avvertono che non sarà semplice concedere asilo politico a Puigdemont e ai suoi cinque consiglieri, in mancanza di evidenti casi di oppressione, violenza e rischio per le loro vite.
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