"La maggior parte degli elettori convinta della vittoria di Donald. Da qui le pressioni su Biden"

Il politologo conservatore: "Vediamo se lo slancio di Kamala sarà travolgente..."

"La maggior parte degli elettori convinta della vittoria di Donald. Da qui le pressioni su Biden"
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James Carafano, direttore del Douglas and Sarah Allison Center for Foreign Policy Studies, senior counselor e fellow della Heritage Foundation (il più importante think tank conservatore negli Stati Uniti) è un attento conoscitore della politica statunitense, lo abbiamo intervistato sui prossimi sviluppi delle presidenziali americane.

Cosa succede ora negli Stati Uniti dopo il ritiro di Joe Biden alla corsa da presidente? Sarà davvero Kamala Harris la candidata dei democratici?

«Il partito Democratico avrà una convention aperta, ciò significa che i delegati sono liberi di votare chi vogliono. Detto questo, come vicepresidente in carica e con l'appoggio del presidente Biden e di altri leader del partito si prevede che sarà lei la candidata. Probabilmente lo sapremo presto se lo slancio per la sua nomina sarà travolgente».

È possibile che Biden si dimetta da presidente?

«Sì, ma ora è meno probabile, anche se non impossibile, soprattutto se i leader del partito e Kamala Harris decideranno che ciò migliorerebbe le loro possibilità di vincere le elezioni. Tutto ciò potrebbe però non avere molta importanza poiché le politiche di Biden sono profondamente controverse e poco popolari e il prossimo candidato dem non ne avrà di molto diverse».

Se non sarà Kamala Harris chi potrebbe essere la candidata democratica?

«Chissà, il partito non ha un candidato con un ampio appeal nazionale, nemmeno la Harris. È possibile che a settembre il consenso di Biden superi quello della Harris in un confronto con Trump nei sondaggi».

Qual è la sua opinione sul mandato presidenziale di Biden?

«Non credo che in politica interna o estera ci sia una sola questione di successo per il popolo americano. I temi su cui ha insistito con più forza - frontiere aperte, spesa pubblica, politica climatica ed energetica - hanno peggiorato la nostra situazione».

Secondo lei Trump vincerà le elezioni a prescindere da chi sarà il suo sfidante?

«Questo è ciò che dicono le previsioni ma è troppo presto per dirlo. I sondaggi non sono stati precisi in passato e le elezioni sono ancora lontane mesi. Se la domanda è se la maggior parte degli americani pensa che Trump vincerà, la risposta ovvia è sì, ecco perché hanno fatto pressione su Biden per ritirarsi».

Se Trump tornerà a essere presidente degli Stati Uniti quali saranno i temi principali del suo mandato?

«Politica energetica incentrata sulla produzione e sull'esportazione, sicurezza dei confini e contrasto all'immigrazione clandestina. In politica estera contrastare la Cina e ripristinare la stabilità in Medioriente. Trump continuerà a sostenere la Nato e l'Ucraina ma insisterà affinché gli alleati europei facciano la loro parte e farà pressione su Putin perché fermi la guerra».

Cosa pensa della scelta di Vance come vicepresidente? È una buona scelta da parte di Trump?

«Sì, eccellente. Ma questa elezione riguarda chi sarà il presidente, non il vicepresidente».

Può parlarci del progetto 2025 ideato dalla Fondazione Heritage?

«È un progetto pensato per aiutare un presidente conservatore a prepararsi meglio a governare, non solo con dei piani ma costruendo anche l'amministrazione. Come persona che ha lavorato nel team di transizione del 2016, le dirò che i repubblicani sono molto più preparati di allora».

Qual è la sua opinione sul governo italiano guidato da Giorgia Meloni?

P«enso che sia il leader conservatore più

forte e importante d'Europa. Avrà solide relazioni bilaterali con chiunque vinca ma se vincerà Trump, la Meloni sarà un partner forte e affine e uno dei più importanti leader nazionali in Europa, se non il più importante».

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