Il baldanzoso governo Conte cede le armi in Europa, e in Parlamento arranca a forza di voti di fiducia: ieri ne sono stati chiesti addirittura due in un sol colpo: al Senato sul decreto Corruzione, alla Camera sul decreto fiscale.
Non proprio un segnale di forza, e ieri a Palazzo Madama è andata in scena la rappresentazione plateale delle difficoltà e terribili incertezze in cui si dibatte la maggioranza grilloleghista. La capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini ha chiesto il voto segreto sulla pregiudiziale di costituzionalità al decreto, a proposito dell'abolizione della prescrizione: un modo per far emergere i fortissimi contrasti interni ai gialloverdi, nonostante la blindatura della fiducia. La presidente di turno Taverna, piuttosto a digiuno di regolamenti, ha tentato di opporsi, poi le hanno consigliato di riunire l'ufficio di presidenza, che è durato quasi due ore, con la maggioranza in grandissima difficoltà che le tentava tutte per evitare la trappola. Alla fine la palla è stata passata alla giunta per il regolamento, dove Carroccio e M5s hanno numeri indiscussi, e finalmente sono riusciti a bloccare la richiesta della Bernini: voto segreto negato. E a voto palese la pregiudiziale è ovviamente stata bocciata. Ai leghisti, come si sa, il decreto-bandiera dei manettari pentastellate non piace affatto, e in molti lo avrebbero segnalato nel segreto dell'urna. Ma anche la fronda grillina era sospettata di voler colpire, in segno di ribellione a Di Maio e all'alleanza con Salvini. Insomma, il rischio di un patatrac con conseguenze dirompenti era concreto. I venti di crisi soffiano, e non solo nelle basi parlamentari: il sospetto numero uno è proprio Matteo Salvini. Ieri Repubblica gli attribuiva l'intenzione di andare al voto addirittura a marzo: secondo il ministro Fontana, «se avesse la certezza di ottenerlo, lo avrebbe già chiesto». Oggi Salvini è in vetta ai sondaggi, ma sa quanto sia volatile il consenso: basta vedere la parabola discendente di M5s, o il tramonto di Renzi. Appena le conseguenze di questi mesi di governo toccheranno gli italiani, il consenso potrebbe dissolversi rapidamente. E nel frattempo potrebbe anche emergere una alternativa di governo: i motivi per scrollarsi di dosso i grillini e andare alle urne sono solidi.
E lo hanno capito anche nell'opposizione: «Il rischio che ci sia una crisi nei prossimi mesi è molto serio - avverte l'ex premier Gentiloni - l'attuale governo non può permettersi di fare un'altra legge di Bilancio l'anno prossimo».
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