Non gira intorno al tema: «Siamo al punto più basso nella storia della magistratura. Catello Maresca è il candidato sindaco del centrodestra a Napoli ma parla da magistrato: pm di lungo corso, è stato per più di dieci anni impegnato nella lotta alla camorra e ai casalesi. Ora osserva con preoccupazione l'interminabile sequenza di scandali che sconvolgono il potere giudiziario: «Spero che la magistratura superi al più presto questa crisi di credibilità senza precedenti».
Intanto i giornali sono pieni di titoli e storie non proprio edificanti. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Il caso Palamara?
«Ha fatto emergere un sistema noto da tempo. Le promozioni nei ruoli apicali sono decise dalle correnti: questi meccanismi opachi devono essere spazzati via. Non è possibile andare avanti così, con gli sconfitti che si rivolgono spesso al Tar, spingendo i giudici amministrativi ad annullare le scelte del Csm».
Qualcosa sta cambiando?
«Per ora direi di no. Il Tar del Lazio ha appena annullato la nomina di due procuratori aggiunti a Napoli e l'ha fatto con motivazioni dure».
Sono in arrivo le riforme della Cartabia.
«Ben vengano, ma non bastano: io ho firmato per i due referendum sul Csm e quello sulla separazione delle carriere».
Ma in questo modo non si affossa il lavoro del Parlamento?
«Al contrario. Io credo che la spinta dal basso sia utile per smuovere i parlamentari. Sono anni e anni che siamo impantanati sulle riforme della giustizia. E poi, per dirla tutta, i quesiti referendari toccano questioni che la Cartabia nemmeno sfiora».
Ora si litiga sulla prescrizione.
«Quando son stato sentito in Commissione giustizia alla Camera mi sono scagliato contro la riforma Bonafede».
Perché?
«Perché non si può tenere un imputato sotto processo a vita».
Adesso è soddisfatto dalla mediazione sull'improcedibilità dei procedimenti che sforano i tempi?
«Mi lasci dire che è una soluzione non proprio convincente e poco chiara. Per esempio che succede sul pianeta civilistico?».
Allora hanno ragione i 5 Stelle?
«Ha ragione il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho: i processi contro i mafiosi devono essere salvaguardati».
Il ministro della Giustizia ha replicato che non c'è alcun pericolo di non arrivare a sentenza.
«Una soluzione tecnica si può trovare: io sono per il doppio binario. Ci possono essere regole diverse a seconda del nemico che lo Stato si trova a combattere. Glielo dico da magistrato e da professore, visto che insegno Diritto e Legislazione antimafia alla Vanvitelli».
Altra questione: ha fatto bene il pm Paolo Storari a dare i verbali dell'avvocato Amara a Davigo?
«È un'altra pagina sconcertante: io non avrei fatto così e anche il comportamento di Davigo non mi pare, per quel che leggo sui giornali, in linea con le norme stabilite».
Lei come si sarebbe mosso?
«Io come chiunque altro: si deve procedere per via gerarchica e ufficiale. Prima scrivi al procuratore, poi se non hai risposta ti rivolgi al procuratore generale, infine bussi al consiglio di presidenza del Csm. Non è che alla spicciolata fai vedere verbali, che non possono essere divulgati, a un consigliere che a sua volta li mostra ad altri».
Lei intanto prova a diventare sindaco della sua città.
«A Napoli manca un progetto d'insieme da almeno trent'anni. È ora di cambiare».
Ma lei era stufo di fare il pm?
«La mia carriera andava benissimo. Pm, poi pm all'Aantimafia sulla prima linea della Terra dei fuochi, infine alla procura generale».
Adesso?
«Sono in aspettativa non retribuita. Mi mantiene mia moglie».
Un magistrato che apre le porte girevoli ed entra in politica. Non è un controsenso?
«Io ho messo in gioco la mia carriera e i miei affetti. Se mai dovessi tornare, andrò lontano dalla mia città.
E poi per me questa è la prosecuzione di un impegno di lunga data: con l'associazione Arti e mestieri abbiamo aiutato tanti ragazzi in difficoltà; ho sempre avuto una grande passione civile e ora è arrivato il momento di metterla al servizio della città. Anche se la toga rimane la mia seconda pelle».
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