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"Mai più altri Sofagate". Ursula incontra Michel, ognuno sulla sua sedia

La Von der Leyen dopo lo sgarbo ha chiesto un "modus vivendi" che eviti casi analoghi

"Mai più altri Sofagate". Ursula incontra Michel, ognuno sulla sua sedia

Non basterà un dannato divano a svilire Ursula Von der Leyen. Ci hanno provato, davanti agli occhi del mondo, al vertice di Ankara, giusto una settimana fa, servito come una trappola di imbarazzo. Erdogan e Michel comodamente apparecchiati, seduti e microfonati pronti. Lei che si guarda intorno e vede che la sedia non c'è. «Ehm», aveva reagito sbigottita mentre si accontentava di sedersi sul divano, quattro metri di distanza dagli altri due. Ora, a colpo parato è lei a lasciar trapelare che non permetterà mai più che una situazione del genere si ripresenti un'altra volta e ha chiesto ai suoi servizi di contattare i loro omologhi in Consiglio per stabilire un «modus vivendi» che eviti casi analoghi in futuro.

La foto di quel 7 aprile ha scatenato l'indignazione del mondo. Il Sofagate lo hanno chiamato. Michel che ha balbettato scuse senza colore: «Da allora non ci dormo la notte». E questo dovrebbe bastare? Non per i diversi gruppi per i diritti delle donne tra cui Millennia2025, Fondazione donne e innovazione e la Lega internazionale dei diritti delle donne. Rabbia che dilaga, con oltre 5.000 firme raccolte per chiedere le dimissioni di Charles Michel dalla presidenza del Consiglio europeo.

Ieri è arrivato il giorno dell'«abituale incontro settimanale» tra i due. Riflettori puntati. Si vedranno? Come saranno gli umori dopo quello sgarbo tristemente avallato dal presidente del Consiglio europeo? Eppure. Puntuale alle diciassette di ieri, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è presentata come da programma. «Confermato», aveva già rassicurato il portavoce dell'esecutivo comunitario Eric Mamer rispondendo ai giornalisti che chiedevano ragguagli sul Sofagate ad una settimana dalla visita ad Ankara. Il tono del portavoce è stato il più rassicurante possibile: «non si sono ancora parlati semplicemente perché la presidente prima è andata in Giordania e poi, per la prima volta da Natale, è tornata a casa sua, per riposarsi un poco e rivedere la sua famiglia, che non vedeva dalla fine dell'anno scorso». «In questo contesto, ha privilegiato i rapporti con la sua famiglia, pur lavorando su alcuni dossier». E a chiudere Mamer ha aggiunto: «Posso assicurarvi che la cooperazione fra von der Leyen e Michel continuerà nell'interesse della Ue e dei cittadini».

Nel corso del loro faccia a faccia i due leader hanno discusso una serie di argomenti di attualità. Oggi parteciperanno entrambi alla Conferenza dei presidenti al Parlamento europeo.

È andata. Non c'è bisogno di attenti analisti per capire che il colpo sparato è finito dritto addosso a Michel. Contro di lui adesso si punta il dito. In una lettera aperta del Consiglio direttivo del Wpl, l'organizzazione che riunisce le donne leader politiche presieduta dall'ex premier neozelandese Helen Clark, si fanno i conti. «Ci vorranno oltre centoquarantacinque anni per raggiungere gli uomini in politica». Il Sofagate era la miccia da cui partire. Rivendicano la necessità di superare i pregiudizi, con la collaborazione dei colleghi maschi. «Si stima che ci vorranno 145,5 anni per raggiungere la parità tra uomini e donne in politica. Non solo l'accesso delle donne all'ingresso in politica in tutto il mondo è ostacolato da barriere strutturali, socioeconomiche, istituzionali e culturali, ma anche quelle che sono riuscite a rompere il soffitto di vetro in politica devono affrontare ulteriori barriere». Per Ursula è diverso, questa partita alla fine l'ha vinta lei.

E nessuno ora vorrebbe sedersi sulla sedia di Michel.

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