Non c'è pace per la Rai. Dopo l'allarme scattato per l'hackeraggio dei dati del conduttore Sigfrido Ranucci (e pare di altri dipendenti di viale Mazzini) ieri salta fuori, rivelata dalla Adnkronos, un'altra brutta storia di vulnerabilità aziendale. La storia di una truffa in grande stile, portata avanti nell'aprile scorso da misteriosi imbroglioni che si nascondevano dietro al nome di Giovanni Tria, all'epoca ministro dell'Economia nel governo Conte 1 e ovviamente del tutto ignaro della faccenda. Il sedicente Tria nell'aprile scorso sottopose al presidente della Rai Marcello Foa, con una lettera sulla sua casella personale di posta elettronica, una iniziativa editoriale legata ai programmi esteri della emittente pubblica con relativa richiesta di finanziamento. La proposta truffaldina non andò in porto, e al termine dell'analisi i vertici della Rai - ovvero lo stesso Foa e l'amministratore delegato Fabrizio Salini - sporsero denuncia alla Procura della Repubblica di Roma. Ma già il fatto che la proposta possa essere arrivata a destinazione e - anche se per un breve periodo - presa sul serio spinge i contestatori della presidenza Foa a sollevare dubbi e polemiche.
Inizialmente si era diffusa l'ipotesi che la vicenda della tentata truffa fosse strettamente intrecciata agli episodi di hackeraggio ai danni di Ranucci: anche l'intrusione nei sistemi informatici sarebbe stata finalizzata in qualche modo a mettere a segno il colpo. Invece la Rai fa sapere che non c è alcun elemento di collegamento tra i due casi, che né la casella di mail né altri account di Foa sono stati violati. E soprattutto l'azienda tende a sottolineare che Foa non ha portato in alcun modo avanti la proposta e non l'ha mai sottoposta al consiglio di amministrazione. La Rai non nega che Foa abbia parlato della mail con Salini o altri dirigenti, anche quando non era emersa la falsità della missiva. Ma ribadisce che è stato lo stesso presidente, appena accertata la situazione, a decidere di denunciare tutto.
Le spiegazioni dell'azienda non placano le polemiche. «Da quello che leggo e da alcune telefonate - dice il pd Michele Anzaldi, della commissione di vigilanza sulla Rai - la situazione è molto più grave, Foa si è spinto molto avanti proponendo all'amministratore delegato Salini di siglare il contratto e sborsare del denaro». Un'altra piddina, la consigliera d'amministrazione Rita Borioni, dice che della vicenda Foa parlò in cda ma non raccontando tutto: «Da quello che leggo oggi il racconto che venne fatto a noi consiglieri era molto più asciutto... è una storia incredibile, sembra un romanzo di Grisham».
Nella storia restano dei punti oscuri, a partire dal contenuto della proposta editoriale che il falso Tria
aveva sottoposto a Foa e dall'importo economico dell'operazione. Ma sono dettagli che la Rai rifiuta di divulgare appellandosi al segreto investigativo sull'inchiesta che la Procura di Roma starebbe conducendo sull'episodio.
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