«Lei mi preoccupa, dice rompere, sinonimo di rottamare», attacca, si fa per dire, Fabio Fazio. «Lei mi vuole male», replica fintamente risentito per il paragone con Renzi, Luigi Di Maio. È solo l'esempio dei siparietti felpati in stile Fazio che hanno punteggiato il comizio concesso ieri da Raiuno al leader grillino. Di Maio approda a «Che tempo che fa» sull'onda della polemica per il mancato confronto con Renzi e non delude le, basse, aspettative di una trasmissione con la vocazione a fare da megafono.
Il soliloquio preferito al dialogo. Il copione della prima serata di Di Maio era già scritto ed è andato come previsto. Con Fabio Fazio che presenta Di Maio con un ansioso «non vedevo l'ora», snobbando le polemiche che hanno preceduto l'ospitata scelta dal candidato premier dei Cinque Stelle dopo aver sfidato Matteo Renzi al confronto tv, aver scelto il palcoscenico scartando la Rai, indicata da Renzi, come se fosse di parte e preferendole La7 e infine scegliendo la rassicurante poltrona di Fazio su Rai1 dopo essersi ritirato dal confronto. Una scelta subito picconata dal solito Michele Anzaldi, il deputato renziano del Pd che da anni fa le pulci alla tv di Stato: «Un episodio di servilismo senza precedenti: la Rai, dopo essere stata umiliata dallo stesso Di Maio che aveva imposto La7 per il confronto con Matteo Renzi, premia ora il leader M5s addirittura con un'ospitata in solitaria, senza confronto e senza contraddittorio, nella prima serata della domenica della rete ammiraglia del servizio pubblico». Una denuncia al servilismo che stona un po' in bocca a un esponente del partito che per anni ha avuto una corsia preferenziale per occupare la poltrona di Fazio, quando il suo megafono aveva il marchio di Rai3. Tra l'altro, Anzaldi ha denunciato anche il retroscena di una presunta trattativa tra i grillini e il presentatore simbolo del telebuonismo: «L'invito a Di Maio, peraltro, sbugiarda - scrive ancora il deputato dem - le finte smentite che solo un mese fa avevano diffuso lo stesso conduttore Fazio e l'esponente M5s. Di fronte all'indiscrezione di una trattativa tra M5s e Fazio, entrambi avevano smentito seccamente. Si parlava di uno scambio: come condizione per l'intervista il conduttore pretendeva lo stop alle critiche targate M5s al suo super stipendio. Di attacchi non ce ne sono stati più, e ora ecco che arriva l'ospitata».
Che la trattativa ci sia stata o meno, l'esito è Di Maio che parla a ruota libera con il solito Fazio ad alzare palle morbide al «più giovane vice presidente della Camera di sempre», come lo presenta il conduttore. Nella narrazione del premier in pectore dei grillini c'è spazio anche per un plateale, e indisturbato da Fazio, requiem per il vaffa. Che Di Maio innesca quando Fazio evoca il paragone con il giovane Andreotti lanciato da Bruno Vespa. «Dicono così perché pensavano che arrivassi in Parlamento a spaccare tutto - dice Di Maio - il M5S non è movimento che aggredisce». Insulti archiviati. Siamo su Raiuno e si avvicinano le elezioni, è evidente che il Movimento ora ha bisogno del voto moderato. C'è spazio anche per permettere a Di Maio di spiegare in tv perché non è andato al confronto in un'altra tv, tirando qualche bordata a Renzi: «Non potevo legittimarlo». «Lei non ha mai saltato un confronto?», incalza soffice Fazio, Di Maio risponde di no e il conduttore sussurra: «Ma quella volta con Semprini...». «Può capitare», dice Gigino. E l'incidente è chiuso lì. Il resto della serata trascorre sereno, lasciando spazio per qualche attacco a Berlusconi, tanto per non dimenticare le passate tradizioni di «Che tempo che fa» e infine la precisazione sull'euro: «Resteremo nell'Ue e faremo un referendum sull'euro». Fazio torna utile per rassicurare gli elettori anche sulla competenza del premier in pectore, quando gli chiede: «Vista la sua giovane età, se la sente?».
Di Maio ovviamente conferma di essere pronto e replica con uno scambio di cortesie: «Del resto lei a 31 anni conduceva Quelli che il calcio». Nel finale Fazio gli ricorda che Grillo ora lascia a lui pure le querele. E Di Maio scherza: «L'abbiamo convinto così (a lasciare, ndr)». Solo una battuta, ma chissà se il Fondatore gradirà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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