I grillini litigano per colpa di Vespa. Riferimenti entomologici a parte, l'ultimo libro del conduttore di Porta a Porta ha dato di nuovo fuoco alle polveri delle divisioni interne al M5s. Il volume, intitolato Rivoluzione - Uomini e retroscena della Terza Repubblica, in uscita per Mondadori il prossimo 7 novembre, contiene una serie di dichiarazioni di Luigi Di Maio riferite alla strettissima attualità. Il tema è il decreto legge sicurezza, al centro della fronda parlamentare dei Cinque Stelle. «La dialettica fa parte della normale natura del Movimento. Il contratto di governo è stato approvato dal 94 per cento degli iscritti. Il 6 per cento contrario si riflette ovviamente anche nel nostro gruppo parlamentare - dice Di Maio nel libro di Bruno Vespa - però attenzione. Non si può accettare che vengano presentati ottanta emendamenti nella speranza che alla fine ne vengano approvati un paio. Questo può farlo chi sta all'opposizione, non la maggioranza».
Una parziale rivisitazione del tenore di alcuni commenti dei giorni scorsi, quando i vertici M5s lasciavano trapelare una certa tranquillità sulla questione degli emendamenti, spiegando che si trattava di un normale strumento di confronto parlamentare. Il numero di proposte di modifica, arrivate a 81 da parte della maggioranza, ha però fatto sobbalzare dalla sedia il capo politico. «Se accettassimo questo modo di procedere, faremmo passare per sciocchi tutti quelli che non si comportano in questo modo. Sto cercando perciò di tutelare gli altri parlamentari - ha proseguito Di Maio con Vespa - Al tempo stesso non mi meraviglio, perché nel Movimento certe cose possono accadere e sono accadute in passato». Secondo il vicepremier grillino «l'importante è rispettare il programma e il contratto di governo di fronte agli italiani».
Ma è un altro il passaggio che ha provocato la dura reazione dei «ribelli», giunta dopo la divulgazione delle anticipazioni del libro del giornalista. Di Maio manda un avvertimento molto chiaro ai dissidenti (un decina di parlamentari, quelli che si sono espressi contro alcuni provvedimenti) e, alla domanda sulla possibilità di una scissione risponde: «No, tutti quelli che si sono messi fuori sono scomparsi».
Immediata la risposta di Paola Nugnes, senatrice vicina a Roberto Fico. «Vespa è esattamente il presentatore televisivo da cui noi avevamo promesso di non andare. E non trovo carino dire che chi si è fatto fuori dal Movimento è scomparso. Sarà scomparso all'orizzonte visivo di Di Maio, ma non è detto che non operi o lavori per portare avanti ideali sociali e politici importanti. Un po' di rispetto gioverebbe a tutti». Arrivano anche le repliche dei senatori Gregorio De Falco ed Elena Fattori. «La maggioranza del gruppo parlamentare - dice Fattori - non si è mai confrontata sul provvedimento né su modifiche. Ogni richiesta di dibattito è stata stroncata sul nascere». Sulla «scomparsa» dei dissidenti Fattori ribatte: «Siamo tutti al secondo mandato e destinati presto alla sparizione dalle scene.
Per me quando questo avverrà sarà un piacere continuare a fare politica e attivismo a Cinque Stelle da cittadina». Infine la stoccata di De Falco sul dl Sicurezza: «Mi cacciano? Anche Di Maio è a termine. E bisognerebbe andare a verificare quali sono i principi costituzionali che queste norme violano».
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