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"Di Maio è il responsabile della crisi. Nove mesi di ricatti? Non ci stiamo"

Il senatore leghista Stefano Candiani punta il dito contro il ministro degli Esteri: "Con l'uscita corsara dal Movimento ha innescato la crisi". E sul futuro del governo puntualizza: "Se devono essere nove mesi di ricatti la Lega non ci sta"

"Di Maio è il responsabile della crisi. Nove mesi di ricatti? Non ci stiamo"

Il Movimento 5 Stelle nel caos tiene il governo appeso a un filo. Se i grillini usciranno dall’Aula in segno di protesta per il dl Aiuti si andrà a votare. È quello che stanno ripetendo con formule diverse prima Silvio Berlusconi, poi il leader della Lega e per ultimo anche quello del Pd. "Quelle di Matteo Salvini sono affermazioni di buon senso, molto pratiche e concrete", dice al telefono il senatore leghista, Stefano Candiani.

Come si comporterà la Lega se domani al Senato ci sarà un Aventino?

"Sarebbe opportuno da parte del Movimento 5 Stelle evitare ambiguità, perché è evidente che il senso di questo governo è di fare le cose. Creando situazioni di questo tipo mentre siamo nel pieno di un ciclone mostruoso che sta scuotendo l’economia e la nostra società, si perde la ragione dell’esistenza stessa del governo. Pasticci e confusione non giovano a nessuno. Noi non festeggiamo se il governo perde pezzi, ma qualcuno deve assumersene la responsabilità".

A chi si riferisce?

"È stata innanzitutto l’uscita corsara di Di Maio dal Movimento 5 Stelle a creare instabilità e a innescare questa situazione. È lui il principale responsabile di questa crisi. Se Di Battista pressa Conte da un lato, dall’altro c’è Di Maio che fa scouting nelle file del M5S. Se poi si aggiunge il Pd a soffiare sul fuoco mettendo sul piatto cittadinanza facile agli immigrati e cannabis invece dei 50 miliardi che abbiamo chiesto noi per sostenere le imprese, abbassare il costo del lavoro e rottamare le cartelle, quelli che creano instabilità non è difficile individuarli. Se parti della maggioranza continuano a creare problemi non possiamo che trarne le dovute conclusioni".

Quali saranno le conseguenze di un possibile strappo?

"Sicuramente delle conseguenze ci saranno. A quel punto mancherà il collante all’esecutivo di unità nazionale. La priorità non sarà più risolvere i problemi degli italiani ma soddisfare Di Maio e il Pd. Noi non possiamo stare a questi giochi. Nulla rimarrà come prima se si interrompe l’azione di governo".

Si può pensare ad un rimpasto?

"Basta, non se ne può più di queste macchinazioni. Se c’è da tirare a campare nove mesi con ricatti costanti fatti dal Pd e da Di Maio che fanno fibrillare la maggioranza e i Cinque Stelle che sono in ambasce perché perdono pezzi, noi non ci stiamo. Con Forza Italia stiamo lavorando per dare risposte alla chiamata che è stata fatta dal presidente Mattarella. Poi parlare di elezioni mica è vietato: la sovranità appartiene al popolo fino a prova contraria. Il centrodestra, al netto delle competizioni, è pronto a presentarsi compatto.

C’è in programma un incontro tra Draghi e Salvini?

"Non lo so. Aspettiamo l’evoluzione dei fatti e poi si farà quello che è di rito in questi casi. Da parte nostra c’è massimo sostegno al governo per fare le cose. Di sicuro, non siamo intenzionati a stare a guardare che tutto si deteriori per soddisfare il desiderio di Di Maio e del Pd di tenersi aggrappati alle poltrone. Se non c’è un governo in grado di governare bisogna andare al voto".

Se dovesse scommettere su quello che accadrà domani cosa direbbe?

"Non mi piace il gioco d’azzardo. Certamente, è un passaggio nodale.

Non mi stupirei di nulla".

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