Di Maio sfotte la Lega sull'autonomia: "A vigilare sarà Napoli"

Fontana infuriato: «Ennesima presa in giro» M5s punta a stravolgere il testo per affossarla

Di Maio sfotte la Lega sull'autonomia: "A vigilare sarà Napoli"

Siamo all'ennesima «settimana decisiva» per l'autonomia, ormai un telenovela senza fine in cui ad ogni nuova puntata il M5s trova una nuova scusa per rimandare e affossare la riforma. L'ultima trovata di Di Maio è un clamoroso schiaffo in faccia a Salvini, ai governatori leghisti e ai milioni di lombardi e veneti che nel 2017 votarono in massa per l'autonomia. Il leader M5s ha infatti annunciato che a vigilare sulla riforma chiesta da Veneto, Lombardia e Emilia Romagna (40% del Pil nazionale in tre) sarà...Napoli. Può sembrare uno scherzo ma è la verità: «Abbiamo lanciato l'Osservatorio per l'autonomia all'Università Federico II di Napoli, grazie a cui stiamo scrivendo una nuova autonomia, un'autonomia migliore. Per come era stata progettata, l'autonomia andava a discapito non solo delle Regioni del Sud, ma anche del Centro. Ecco quale dovrà essere il ruolo dell'Osservatorio, stare al nostro fianco durante il percorso che ci porterà all'autonomia. Nessuno può permettersi di indebolire il Centro-Sud, significherebbe fare un danno a tutta l'Italia». L'uscita a sorpresa di Di Maio contiene due novità mai discusse con la Lega, l'istituzione appunto di un osservatorio a Napoli per «vigilare» sull'autonomia del nord, e poi il riferimento ad un fantomatico «nuovo testo» della riforma che però nessuno, nella controparte leghista competente sulla riforma (il ministro Stefani e poi i tre governatori) ha mai visto, mentre l'unica bozza di riforma ufficiale è in discussione. Ieri a Palazzo Chigi il premier Conte ha incontrato i ministri Stefani (Autonomie) e Bonissoli (Beni culturali) ma è molto improbabile che il testo arrivi oggi in Consiglio dei ministri.

Nel frattempo sono state annullate tutte le audizioni dei ministri alla commissione bicamerale per gli Affari regionali presieduta dalla grillina Emanuela Corda. Un altro segnale chiaro di come il M5s giochi a buttare la palla in tribuna e punti a far saltare la riforma voluta da lombardi e veneti. A questo punto su tratta di capire se la Lega asseconderà questo imbroglio oppure no, arrivando allo scontro con i Cinque Stelle (convinti che se il governo salterà sull'autonomia aumenteranno i consensi al Sud). I governatori Zaia e Fontana sono sempre più impazienti, ma finchè il loro segretario federale tiene in piedi l'alleanza con i Cinque Stelle sono costretti ad ingoiare la presa in giro. Il presidente lombardo Fontana fa per l'ennesima volta la voce grossa: «Ho letto degli stralci di quelle che devono essere le proposte del governo, mi hanno fatto rabbrividire». Mentre sulle le ultime uscite di Di Maio il governatore commenta: «È l'ennesima presa in giro, l'ennesimo tentativo di non concedere l'autonomia senza assumersi la responsabilità di dire di no, di dire di no ai tanti cittadini che si sono espressi con un referendum». Anche Zaia ripete che se arrivasse una nuovo testo sull'autonomia dal governo «valuteremo se firmare oppure no. Se si tratterà di una farsa non la firmeremo mai». Che sia proprio quello l'obiettivo del M5s è evidente, travestito però da difesa degli interessi nazionali. «Sulle autonomie stiamo garantendo l'unità nazionale - spiega Di Maio -.

In nessun contratto si prevedeva che si spaccasse l'Italia in due o in tre regione. Si farà, ma si farà bene. Dico semplicemente che il testo uscito fuori è molto diverso dall'inizio e sta portando a posizioni di buon senso». Cioè molto lontano da quelle di Veneto e Lombardia.

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