Di Maio va a Cernobbio e rinnega il populismo

Il vicepresidente della Camera partecipa ai lavori del Forum Ambrosetti di Cernobbio. Di Maio smussa gli angoli più spigolosi del programma del Movimento 5 Stelle

Di Maio va a Cernobbio e rinnega il populismo

Non ci sono più i populisti di una volta. Pensate cosa succede a Cernobbio, al Forum Ambrosetti che ogni anno ospita i leader della politica e dell'economia. Il vicepresidente grillino della Camera, Luigi Di Maio, fa sapere che loro non sono estremisti, populisti ed anti europeisti. Nel suo intervento Di Maio prova a correggere le posizioni del suo movimento sull'Europa: "Noi vogliamo restare nell'Ue e discutere alcune delle regole che stanno soffocando e danneggiando la nostra economia. Anche i soldi che diamo al bilancio dell'Ue ogni anno devono essere uno dei temi da sottoporre alle altre nazioni". Critiche sì, ma toni decisamente più sofft verso Bruxelles. E rivendica un merito: "Sulla politica monetaria - osserva Di Maio - noi abbiamo avuto il merito di scatenare il dibattito e a questo è servito il tema che abbiamo posto del referendum sull'euro come peso contrattuale, come 'extrema ratio' e via di uscita nel caso in cui i paesi del Mediterraneo non dovessero essere ascoltati, ma noi non siamo contro l'Ue".

Sembrano lontani anni luce i tempi del "Vaffa Day", con Grillo che in piazza, a Bologna, battezzò il Movimento 5 Stelle mandando tutti a quel Paese. Oggi, dopo quattro anni dallo sbarco in parlamento, il Movimento 5 Stelle soga in grande: vuole andare al governo. E per questo fa i conti coi "poteri forti". Non solo dialogando, ma indossando l'abito buono, quelle delle cerimonie.

"Sono qui per dire che non vogliamo creare un'Italia populista, antieuropeista, estremista". Di Maio dà il meglio di sé per dare un'immagine rassicurante del M5S al mondo economico-finanziario. Alcuni imprenditori che hanno partecipato al dibattito con Di Maio, Matteo Salvini e Giovanni Toti, spiegano che Di Maio ha molto annacquato la carica antisistema dei pentastellati: "Creare e non distruggere", sottolinea Di Maio. Incalzato dal finanziere Davide Serra, vicino al Pd di Renzi, Di Maio ridimensiona persino l'importanza del referendum per uscire dall'euro. Ne parla come di "extrema ratio".

"Sono molto scettico - prosegue Di Maio - sulla possibilità di fare una nuova legge elettorale. Se dovessimo arrivare primi alle prossime elezioni - aggiunge - chiederemo il mandato al presidente della Repubblica e chiederemo a tutte le forze politiche di darci fiducia per realizzare questa idea del paese".

Salvini e Di Maio non sono stati sdoganati dalla partecipazione al convegno di Cernobbio "ma dagli elettori". Lo afferma il ministro della Giustizia Andrea Orlando al seminario Ambrosetti. "Lo sdoganamento lo hanno fatto gli elettori - ha detto il Guardasigilli - penso sia giusto prendere atto di queste realtà politiche per le quali però è difficile fare i conti con la realtà".

Più distaccato il giudizio di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria.

"Noi valutiamo i partiti e la politica dai provvedimenti non dalle persone. Per noi in teoria sono tutti
credibili. Dipende poi dalle proposte in termini di politica economica. Li valuteremo in funzione delle proposte".

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