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Di Maio vola in Tunisia. La complicata partita tra migranti e rifiuti

Tunisi chiede meccanismi di emigrazione regolare e il ritorno in Italia di 212 container

Di Maio vola in Tunisia. La complicata partita tra migranti e rifiuti

La visita del ministro degli Esteri, Luigi dei Maio, in Tunisia è stata complicata dai «rifiuti» mandati a Sousse, che vanno riportati in Italia. E dall'ondata di immigrazione illegale, che non riusciamo ad arginare o rimandare in Tunisia se non in piccola parte. I numeri sono impietosi: quest'anno sono 15.628 i tunisini, prima nazionalità, sbarcati sulle nostre coste. Fino ad oggi abbiamo rimpatriato quasi duemila migranti illegali con voli charter, che non costano poco. Lo stesso numero dello scorso anno, però gli sbarchi sono aumentati a dismisura.

Il presidente, Kais Saied, ha spiegato a Di Maio che «le tradizionali politiche di gestione del fenomeno dell'emigrazione irregolare si sono rivelate limitate». E sottolineato «la necessità di sviluppare nuovi concetti comuni che incoraggino l'emigrazione regolare secondo meccanismi che garantiscano i diritti dei migranti, oltre ad affrontare le cause profonde dell'emigrazione irregolare e affrontare le reti della tratta di esseri umani su entrambi i lati del Mediterraneo».

Il vero problema è la disoccupazione giovanile al 40% ed un'economia a rotoli. Saied punta all'aiuto del Fondo monetario internazionale e l'Italia può intervenire per «sensibilizzare» auspicando un approccio meno rigoroso. Altrimenti la Tunisia salta in aria e l'ondata umana verso l'Italia diventerebbe insostenibile.

Un altro nodo da sciogliere è l'esasperante lentezza dell'Europa, che avrebbe già dovuto chiudere un accordo con la Tunisia, simile a quello con la Turchia, per tamponare le partenze verso l'Italia. In maggio, la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, in missione a Tunisi con il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, aveva dichiarato che l'accordo «non lo firmeremo durante questa visita, ma spero di arrivarci entro la fine dell'anno». Si trattava della seconda missione dopo quella dell'agosto precedente «per poter finalmente tracciare insieme alle autorità tunisine le grandi direttrici politiche lungo le quali si dovrà sviluppare il partenariato strategico tra Unione europea e Repubblica tunisina», sosteneva il ministro Lamorgese.

In luglio il presidente Saied organizza una specie di «autogolpe» sciogliendo il parlamento. La mossa è dettata dalla disastrosa situazione politica, economica e sociale nel paese. A Bruxelles, sempre attenti al politicamente corretto, si sono ben guardati di portare avanti l'accordo con la Tunisia.

Di Maio ha rotto il ghiaccio con la visita di ieri dopo l'annuncio del 13 dicembre del presidente tunisino di una tabella di marcia per tornare alla piena democrazia. Il responsabile della Farnesina ha auspicato con i tunisini, compreso il ministro degli Esteri e la premier, il «pieno ristabilimento dello Stato di diritto» considerato «un aspetto fondamentale anche per il contrasto dei flussi migratori irregolari».

In Tunisia operano 800 imprese italiane e Di Maio ha ribadito che «lavoriamo affinché gli scambi economici aumentino sempre più».

L'ombra dei rifiuti coinvolge soprattutto la regione Campania e la società privata che aveva importato in Tunisia 212 container fermi da un anno e mezzo nel porto di Sousse. Un'inchiesta in Tunisia ha portato a degli arresti e il Tar oltre al Consiglio di Stato hanno sentenziato che l'impresa deve riportare i rifiuti in Italia.

Non è ancora avvenuto e lo stesso presidente Saied ha chiesto a Di Maio «di accelerare quanto prima la risoluzione della situazione dei rifiuti italiani».

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