Erano oltre duecento qualche mese fa, ora sono diventati quasi trecento, sparsi in tutta Italia. I loro nomi compongono una lunga lista d'attesa come fosse un elenco «della spesa» senza che siano specificati i reati che hanno commesso. Di certo c'è non sono imputabili, perché incapaci di intendere e di volere. Che non possono stare né in carcere né in libertà perché considerati «socialmente pericolosi». Ma che per un intoppo della riforma degli Ospedali psichiatrico giudiziari, chiusi e sostituiti dalle nuove Rems (residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza), sono lasciati a loro stessi in un limbo di semi o completa libertà.
La lista d'attesa per entrare nelle neonate strutture che non sono state pensate per sostituirsi al carcere, che non sono attrezzate per la detenzione e che non hanno sufficienti posti a disposizione, è composta da provvedimenti dei gip e magistrati di sorveglianza di mezza Italia. Che con misure di sicurezza provvisoria dispongono l'ingresso nelle Rems di soggetti con problemi psichiatrici accusati di reati più o meno gravi, senza che vi sia posto per loro. In poco tempo si è creato così il grande ingorgo della macchina della giustizia. Con il risultato che le misure non vengono eseguite per mesi non senza potenziali rischi per la collettività. L'allarme che si solleva dagli uffici giudiziari da Nord a Sud è lo stesso che il commissario per il superamento degli Opg, Franco Corleone va ripetendo da mesi. Le strutture devono ospitare solo i «destinatari di provvedimenti definitivi». Altrimenti addio riforma, si «ritorna ai vecchi Opg». Il caso è complesso ed è finito anche sotto i riflettori del Csm, che ha svolto un'indagine conoscitiva durata sei mesi. Il 19 aprile ha approvato una delibera che fissa dei punti fermi, come la necessità di una «maggiore integrazione con i servizi di salute mentale e la collaborazione tra Rems e i tribunali di sorveglianza».
Le problematiche però non riguardano solo i soggetti in entrata. Dei 600 ospiti delle strutture, rivela Corleone, circa una cinquantina sono stranieri irregolari. Socialmente pericolosi e senza permesso di soggiorno. Eppure una volta terminata la cura nelle Rems «non vengono monitorarti» ma lasciati andare senza che nessuna autorità si preoccupi di «eseguire l'espulsione fuori dall'Italia».
Alla base di tutto questo cortocircuito ci sono anche perizie psichiatriche «concesse forse con troppa leggerezza», sostiene il commissario. E la «non omogeneità nell'applicazione della legge tra le regioni»: la Sicilia per esempio, ha il record di misure di sicurezza provvisorie in attesa di essere eseguite: 80. Senza contare che alle Rems «arrivano richieste dai magistrati come fosse una lista della spesa, senza dettagli sui reati e sui profili degli autori che dovrebbero entrare». Le conseguenze sono finite nella relazione del Csm, che ha raccolto le criticità segnalate dagli uffici giudiziari. Eloquente il quadro descritto dal Tribunale di Catania: «Vagano nel territorio ammalati psichiatrici gravi, violenti e socialmente pericolosi per i quali è già stato disposto l'aggravamento della misura di sicurezza della libertà vigilata nel ricovero in Rems, in attesa di posti». La stessa urgenza arriva dal Tribunale di Bari che ammette «la presenza di autori anche di gravissimi reati di sangue affetti da patologie valutate di alta pericolosità che non sono stati ricevuti da alcuna Rems».
Dal pg della Corte d'Appello di Firenze: «Le
misure di sicurezza sono rimaste in diversi casi ineseguite per non breve tempo». Dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: «La carenza di posti ha riguardato casi di gravi delitti commessi da soggetti altamente pericolosi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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