Stessa casa, stesso ospedale. Quindici anni dopo, Umberto Bossi rivive lo stesso dramma che nel 2004 lo segnò per sempre nel fisico e nel morale. Ieri come allora, Bossi si sente male mentre si trova nella sua casa di Gemonio, la grande villa affacciata sulla valle e sul cementificio. E come allora viene portato nell'ospedale di Circolo di Varese. La differenza è che allora il colpaccio raggiunse un uomo di 62 anni, nel pieno delle sue forze e delle sue capacità di recupero. Oggi a combattere in un letto del reparto di rianimazione è un settantasettenne già provato. Solo questa mattina si capiranno le reali condizioni del Senatùr. Ma la cautela dei sanitari trasuda di preoccupazione.
Fino al giorno prima Bossi era al suo posto, nei corridoi di Montecitorio, a parlare di politica con l'Adnkronos. «Era affaticato, sofferente - lo descrive Vittorio Amato, il giornalista che per ultimo gli ha parlato - ma non più del solito. E comunque l'ho trovato lucido, combattivo». «A Salvini ho lasciato in eredità una macchina da guerra», dice con orgoglio il fondatore della Lega nell'intervista. Nel pomeriggio riparte per il nord, raggiunge Gemonio. La notte passa senza intoppi. Il pomeriggio, improvvisa, la mazzata.
Bossi è seduto su una sedia, in casa, quando all'improvviso cade per terra, batte violentemente la testa, perde i sensi. L'allarme parte immediatamente, viene trasportato con l'elisoccorso nell'ospedale di Varese, le sue condizioni appaio subito gravi. La prima ipotesi che viene formulata è quella di una ischemia cerebrale, un danno ai vasi sanguigni come quello riportato (e solo parzialmente riparato) nel 2004. Bossi viene ricoverato in rianimazione, sottoposto a una angiotac al cervello, nel frattempo gli esami del sangue evidenziano valori estremamente scompensati, anomali anche per un paziente che deve assumere costantemente farmaci. Si avanza anche l'ipotesi di un attacco epilettico. In ogni caso il primo obiettivo è stabilizzare il paziente e verificare la necessità di un intervento d'urgenza.
Gli esiti dei primi esami danno un po' di sollievo. L'angiotac accerta che non c'è una emorragia cerebrale in corso, non ci sono tracce di ictus. Esclusa la necessità di un intervento urgente, si sceglie di attendere fino ad oggi l'evoluzione del quadro clinico. Nel suo letto in rianimazione, il Senatùr ieri sera muove leggermente il braccio destro, e anche questo segnale induce i medici a un cauto ottimismo. L'ipotesi che il paziente sia rimasto vittima di un attacco epilettico, di origine sconosciuta, prende quota. Si decide di sospendere la sedazione, per verificare la reazione di Bossi alle sollecitazioni una volta ripresi i sensi. Ma fino alla tarda serata il «vecchio leone» (come lo chiama ieri con affetto, nel suo messaggio di auguri, il suo successore Roberto Maroni) è ancora incosciente.
L'ospedale di Circolo rimanda a mezzogiorno di oggi per un aggiornamento ufficiale sulle condizioni del paziente. Ma intanto tornano inevitabilmente alla memoria i giorni convulsi del marzo del 2004, l'angoscia sulle condizioni del leader leghista rafforzate dalla privacy ferrea che ne accompagnò la convalescenza e la riabilitazione. Il luogo dove Bossi veniva curato fu coperto da un segreto di Stato, e solo lo scoop di un giornale ticinese rivelò alla fine che Bossi era ospite di una clinica a Brissago.
Mesi dopo, le prime foto restituirono crudamente le immagini di un uomo assai diverso dall'inventore del Carroccio.Ora, a tre lustri di distanza, il secondo colpo. Allora, a Umberto Bossi servì molta forza per risollevarsi e per tornare in pista. Oggi gliene servirà ancora di più.
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