Bruxelles, Parigi e Londra come la Libia, l'Irak o la Nigeria. È l'onda lunga del Bataclan, la nuova realtà con cui i terroristi del'Isis hanno ormai obbligato anche l'Occidente a fare i conti. È la nuova prospettiva che pone alcuni Paesi europei nelle prime posizioni delle zone d'allerta dove il rischio di un attentato esiste ed è anzi altamente probabile. Paesi dove ora ci si dove muovere con una certa circospezione e dove ci sono «protocolli» di sicurezza da osservare. Chi viaggia per divertimento fa presto a togliersi ogni paura cambiando la destinazione delle proprie vacanze, ma chi viaggia per lavoro molto spesso non può scegliere e allora cerca di limitare al minimo i pericoli. Ci pensano prima di tutto le aziende che ovviamente si preoccupano dell'incolumità dei propri dipendenti a prescindere, ma che sono anche obbligate a farlo perché le normative italiane impongono di informare sui rischi specifici il dipendente che viaggia verso l'estero e di adottare in suo favore tutte le misure di protezione ritenute necessarie. Così le aziende più grandi scelgono gli alloggi in zone verificate e sicure, si affidano ad autisti per i movimenti delle famiglie al seguito ed hanno quasi sempre piani di evacuazione pronti per il rientro dalle aree a rischio. Molte si sono già dotate di specifici sistemi di «tracking» e geolocalizzazione dei dipendenti collegati ad applicazioni per tablet o smartphone che permettono di rintracciarli in ogni momento. E ancora. A chi viaggia per lavoro viene sempre fornita una scheda del Paese con tutte le indicazioni compresi i numeri di emergenza locali, di polizia, ospedali, di ambasciate e consolati.
«Sono misure che vengono applicate a tutti i dipendenti- spiega Mauro Masic, presidente dell'Aipsa, l'associazione professionisti della sicurezza aziendale - ma oltre alle schede Paese che analizzano in genere solo la situazione politica, il lavoro delle sicurezze deve essere più specifico. Ci sono Paesi a rischio che non hanno città a rischio e ci sono città non a rischio che hanno quartieri a rischio. A volte ci sono hotel che vanno bene per un soggiorno ed altri che invece non garantiscono le stesse condizioni di sicurezza».
C'è poi un codice comportamentale condiviso da quasi tutti i grandi gruppi che lavorano nei Paesi a rischio e che spiega ciò che si deve fare e ciò che si consiglia assolutamente di non fare. Regole di policy aziendale come quella di non frequentare luoghi pubblici affollati, manifestazioni sportive, teatri o concerti. O come le precauzioni negli spostamenti che nei casi più drammatici, come è successo di recente a Bruxelles, possono arrivare a vietare l'uso di autobus e metrò scegliendo taxi o auto private. Tutte le aziende chiedono tra l'altro ai dipendenti di prediligere quando si può le conference o le video call e di segnalare sempre i propri spostamenti e nuovi recapiti quando ci sono variazioni nei programmi di viaggio prefissati e di evitare di usare all'estero abbigliamenti o oggetti che riportino i loghi aziendali come borse o cravatte. «Oggi è difficile valutare il rischio in Europa - spiega un responsabile sicurezza di un grande gruppo italiano - I siti istituzionali dei ministeri sono piuttosto prudenti e difficilmente si troveranno divieti espliciti di viaggiare verso un Paese europeo. Nel Regno Unito ad esempio dal 2014 il livello di rischio è attestato a 4 su una scala di 5 vale a dire «Severe». Il che significa che per gli inglesi un attentato terroristico è altamente probabile. Prendendolo alla lettera si dovrebbero evitare tutti i viaggi verso il Regno Unito ma evidentemente è uno scenario improponibile...». Ecco quindi che negli ultimi tempi si sono intensificate le attività di monitoraggio che le sicurezze aziendali fanno quotidianamente nei Paesi esteri a rischio e i contatti con Ministeri per condividere le informazioni.
Ma sempre più vanno affermandosi soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra, società a cui le aziende si appoggiano che forniscono servizi di «Travel Security» e di protezione alle persone all'estero o anche la possibilità di intervenire in caso di incidente o situazione di pericolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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