Le mani del governo sull'Inps Via Boeri, stop timoniere unico

Nel decreto su «Quota 100» anche il riassetto dell'ente Torna il Cda: la politica controllerà pure la previdenza

Le mani del governo sull'Inps Via Boeri, stop timoniere unico

Roma È nell'aria da tempo, ma ora il ritorno all'antico al vertice dell'Inps diventa sempre più concreto. In coincidenza non casuale con la fine dell'era di Tito Boeri. Nel decreto che conterrà sia il reddito di cittadinanza sia Quota 100, cioè la riforma delle pensioni, ci sarà anche una mini riforma dell'Inps. Un cambio in corsa per il vertice dell'istituto di previdenza, che da monocratico tornerà ad essere collegiale. In mano a un consiglio di amministrazione.

Non è la riforma della governance, che da anni viene annunciata, ma per ora resta solo una proposta politica.

Sarà «un lavoro di cesello», spiegano fonti interne. In sintesi, il ritorno al Consiglio di amministrazione e la fine del presidente unico.

Cambiamento che costringerà il presidente in carica a farsi da parte, anche se la scadenza del suo mandato è vicinissima (a febbraio). Da escludere una riconferma, anche alla luce dei cattivi rapporti tra l'economista milanese e il governo giallo verde. In particolare con Matteo Salvini che non ha gradito le critiche alla riforma Quota 100.

I due commi del decreto che cambieranno il vertice dell'istituto che muove ogni anno più di 400 miliardi di euro prevedono l'abrogazione delle disposizioni contenute nella legge del 2010 che istituiva il commissario e poi il presidente unico per l'istituto e la fine del consiglio di amministrazione.

Una scelta del governo Berlusconi, ministro Maurizio Sacconi, volta a snellire i processi decisionali e fare risparmiare l'istituto, sottraendolo il più possibile al controllo della politica.

Il secondo comma del decreto pensioni prevede che il tutto avvenga «senza comportare nuovi o maggiori oneri» a carico dello Stato. Un decreto dei ministeri del Lavoro e dell'Economia stabilirà gli emolumenti del nuovo presidente e del Cda, che saranno finanziati con tagli ai costi di funzionamento dello stesso Inps.

I criteri di nomina saranno quelli classici degli enti pubblici: un decreto al ministero competente (quello del Lavoro in questo caso) con parere vincolante delle commissioni parlamentari competenti.

Il governo in carica potrebbe facilmente esprimere tutti i consiglieri, tagliando fuori le opposizioni, visto che nelle commissioni Lavoro di Camera e Senato M5s e Lega hanno la maggioranza assoluta.

Per l'ente che amministra la previdenza italiana, insomma, inizia una nuova era. Lo stesso Boeri considera finito il suo mandato. Quando il decreto con quota 100 entrerà in vigore, non sarà più presidente.

Il tema previdenza è destinato a restare in cima all'agenda della politica. Ieri i sindacati dei pensionati sono scesi in piazza contro le misure contenute nella legge di Bilancio, in particolare contro il taglio alle pensioni d'oro e ai limiti al recupero dell'inflazione. Il Blog delle stelle ha sottolineato come, rispetto al 2018, alcune pensioni basse saranno in realtà aumentate. Il taglio è infatti riferito alla situazione che si sarebbe creata con il ritorno in vigore della legge del 2000 che prevedeva un recupero generoso del costo della vita, non al sistema provvisorio, in vigore dal 2015 fino a quest'anno.

Un'ultima curiosità.

Una circolare Inps ieri ha chiarito che a gennaio i pensionati riceveranno un assegno rivalutato proprio sulla base della legge del 2000. Per molti un aumento dell'1,1%. Il conto si pagherà nei mesi successivi con un conguaglio.

AnS

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