Le mani della Ue pure sulla Guardia Costiera

Arriva il regolamento: un corpo navale europeo potrà esautorare gli Stati

Le mani della Ue pure sulla Guardia Costiera

Roma - Gli Stati membri dell'Unione europea, Italia in testa, sono vicini a perdere un'altra fetta di sovranità nazionale. Il progetto di realizzare un corpo di guardia costiera europea ha appena fatto un passo in avanti: all'Europarlamento è stata presentata la bozza di regolamento della European border and coast guard agency. Dunque la rivoluzione nella difesa dei confini dell'Unione non è più solo un'ipotesi, ma comincia a essere circostanziata nei dettagli. Tra i quali ce n'è uno che dovrebbe suscitare dibattito, ma che invece al momento è completamente ignorato, almeno in Italia: la nuova Agenzia avrà il potere di sostituirsi nella difesa dei confini agli Stati membri «in situazioni urgenti che mettono a rischio il funzionamento dell'area Schengen - si legge nella relazione che propone l'istituzione dell'Agenzia - e quando gli Stati membri non hanno posto rimedi alle carenze». In casi simili, entra nel dettaglio la bozza di regolamento, sentita l'Agenzia, la Commissione potrà decidere di autorizzare l'intervento della guardia costiera, decisione che «richiederà allo Stato membro di cooperare con l'Agenzia». A quel punto, la guardia costiera stessa «determinerà quali siano le azioni necessarie ad attuare le misure indicate dalla Commissione».Tradotto dall'euroburocratese: se uno Stato non difende efficacemente i confini da flussi eccessivi di migranti, la guardia costiera europea scatterà al segnale di Bruxelles, e il Paese interessato dovrà adeguarsi e subire una sorta di commissariamento, perché le azioni pratiche verranno decise direttamente dall'Agenzia, quindi non da un organo politico, ma da un alto burocrate. Il movente della riforma è chiaro e rimanda direttamente al caos in cui è precipitato da mesi il sistema che ci garantisce la libertà di viaggiare senza barriere in Europa. I promotori dell'iniziativa, lo dicono esplicitamente: «Un'area unica di libero movimento senza frontiere è sostenibile solo se i confini esterni sono protetti in modo efficiente. Una catena è sempre forte quanto il suo anello più debole».Il copione della crisi europea dei migranti di questi mesi in effetti pare confermare questa tesi. Ma la conseguenza, il commissariamento di una caratteristica specifica della sovranità nazionale da parte di un organismo non eletto, può far sorgere qualche dubbio dal punto di vista democratico.Oltretutto, il riferimento agli «anelli deboli» si può tradurre abbastanza facilmente. Innanzitutto la Grecia, che gli altri Paesi d'Europa stanno progressivamente isolando e lasciando al proprio destino a fronte della marea di migranti che sono approdati sulle isole dell'Egeo. Ma anche all'Italia dovrebbero fischiare le orecchie, visto che siamo oggetto di una procedura di infrazione per non aver identificato i migranti sbarcati negli ultimi anni. Se passa il progetto di guardia costiera europea, un corpo multinazionale potrebbe intervenire ed esautorare le autorità italiane.Restano aperti i dubbi sull'efficacia di questo progetto, visto che finora le iniziative congiunte europee di pattugliamento dei mari, con la partecipazione di più forze navali (vedi Triton ed Eunavfor Med) non sono certamente servite a blindare i confini. La nascita della nuova agenzia prevede la soppressione dell'attuale, Frontex, e il reclutamento di 1.500 uomini, con la previsione di aggiungerne altri 600 per il 2020.

L'agenzia si baserà anche sull'apporto delle guardie costiere nazionali. La spesa crescerà di altri 30 milioni, rispetto ai 254 di Frontex. Briciole rispetto a quanto spendono gli Usa. Curiosità: tra i relatori c'è Cecile Kyenge. Chissà cosa pensa dell'obiettivo di blindare i confini.

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