Manovra ammazza-sviluppo: costerà 70 milioni alle imprese

Aziende farmaceutiche penalizzate dagli adempimenti burocratici. E restano i limiti alle compensazioni fiscali

Manovra ammazza-sviluppo: costerà 70 milioni alle imprese

È la legge di stabilità delle micromisure quella che sarà approvata oggi dalla Camera dei deputati e, in via definitiva, domani dal Senato. Ieri il voto di fiducia di Montecitorio (296 sì e 160 no), dopo un passaggio che ne ha rafforzato le caratteristiche della versione approvata dal governo.

Fortemente sbilanciata sul pubblico impiego. Un suk, come è stato definito dai deputati di Forza Italia. Ma non è una manovra neutra. Fatta in gran parte in deficit, cioè sfruttando fino in fondo gli ultimi margini politici e formali che l'Ue che ci ha concesso, senza puntare nulla per la crescita del Paese. Il conto per le aziende resta salato. Quello fatto tempo fa da Unimpresa è di 29,6 miliardi di euro a danno dei contribuenti, spalmato 27 trappole fiscali. È ancora valido.

Quindi, il fatto che sia stato evitato alle aziende il blitz della sinistra con la stretta sui contratti a termine (durata massima 24 mesi e non 36, indennità per i licenziamenti più cara) non fa della legge di Bilancio una manovra per lo sviluppo.

Ieri si è aggiunta la segnalazione di Farmindustria e Assogenerici sulla tracciatura dei medicinali, che costringerà le nostre aziende del settore a essere sottoposte al doppio regime di tracciatura del farmaco: quello nazionale del bollino, attualmente in vigore, e quello europeo. Il tutto con un onere addizionale a carico delle imprese operanti in Italia valutabile intorno ai 70 milioni di euro.

Con la fine dell'iter parlamentare della manovra, restano in vigore tutte le altre strette sul mondo dell'economia. Dallo split payment, alla fatturazione elettronica. La stretta sui pagamenti ai privati da parte della Pubblica amministrazione, i limiti alle compensazioni fiscali. Poi il rinvio della nova Iri, l'imposta sui redditi delle imprese. Con il passaggio alla Camera anche la web tax si è arricchita di una misura che rischia di penalizzare le aziende italiane, cioè il ritiro della possibilità per le imprese con sede in patria, di compensare con un credito di imposta la tassa sulle transazioni.

La semplificazione di un settore strategico per l'Italia per il governo conta meno delle infornate del pubblico impiego e del rinnovo del contratto degli statali, che è la principale voce di spesa della legge di Bilancio. Un marchio di fabbrica confermato dalla cura della commissione Bilancio della Camera. Tra le novità l'infornata di 18mila assunzioni nella scuola, l'aumento degli stipendi dei professori universitari e il via libera all'Agenzia delle entrate per la promozione dei funzionari a dirigenti.

Il passaggio alla Camera ha portato in dote alla manovra anche il minor taglio alle autonomie locali, la nuova Ape sociale, il bonus bebè, l'aumento del fondo per le vittime dei reati finanziari e più soldi alle province. Alla fine il conto è lievitato di 5,5 miliardi di euro.

Per Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, «è l'ultimo assalto alla diligenza di questa maggioranza e di questo governo di buoni a nulla ma capaci di tutto. C'è il caos, misure elettoralistiche, ma tanto non gli servirà a nulla: perderanno le prossime elezioni».

Critico anche Mdp. Pierluigi Bersani, parlando in Aula, ha annunciato il voto contrario alla fiducia perché il testo, ha sostenuto, contiene «misure parziali che non hanno un senso visibile e che stanno sulla vecchia strada».

Ieri, dopo il voto

di fiducia, sono iniziate le votazioni che termineranno oggi verso mezzogiorno. Il voto definitivo di Montecitorio non potrà arrivare prima di oggi. Il via libera del Senato a questo punto non arriverebbe prima di domani.

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