
nostro inviato a Capri (Napoli)
L'assenza di Giancarlo Giorgetti al convegno dei Giovani Imprenditori di Capri è passata tutt'altro che inosservata. Il ministro dell'Economia, atteso in collegamento, ha annullato la sua partecipazione per un imprevisto di agenda. Un'assenza che gli addetti ai lavori hanno letto come un segnale di prudenza: con il Consiglio dei ministri ormai alle porte e la legge di Bilancio ancora in lavorazione, Giorgetti come consuetudine preferisce parlare solo quando le decisioni sono scritte nero su bianco. Ma il messaggio di Confindustria, intanto, è arrivato forte e chiaro: servono risorse vere e "misure poderose".
A lanciare l'appello è stato il presidente Emanuele Orsini, che ha chiuso la due giorni di lavori a Capri con un intervento tutto improntato alla concretezza industriale. "Con un governo stabile abbiamo l'obbligo di avere una prospettiva almeno triennale", ha detto, sottolineando come "abbiamo bisogno che le nostre imprese possano fare investimenti. E lo stiamo dicendo in tutti i modi". Ma quegli investimenti, per Orsini, richiedono misure forti e automatismi efficaci: "Per le medie e piccole servono degli automatismi, benissimo una misura che sia automatica, anche basata sul super iper-ammortamento. Ma deve essere poderosa, perché se facciamo come l'anno scorso".
La manovra 2025, con l'abolizione dell'Ace, ha lasciato scontenti gli industriali e ora si spera che la prossima possa essere migliore. Il fatto è che Giorgetti dispone di 16 miliardi. Confindustria ne chiede circa 8 per misure a favore della produttività e degli investimenti. "Con 16 miliardi la coperta è corta ha riconosciuto Orsini ma oggi bisogna puntare su ciò che genera reddito e capacità di distribuzione, e viene dalle imprese e dall'industria".
E proprio su questo punto il presidente degli industriali invita il governo a fare "debito buono". "Non c'è solo il rigore dei conti, che è importante", ha detto precisando che "serve anche un debito buono, come quello della Zes, che ha generato posti di lavoro e investimenti. Gli stessi denari investiti li abbiamo raccolti in due anni con l'Iva generata dagli investimenti: quello è un debito che funziona".
Orsini, che ha dunque rispolverato la moneta fiscale, avrebbe voluto rivolgere queste parole direttamente a Giorgetti. "Se fosse intervenuto gli avrei detto: Sediamoci e pensiamo al futuro del nostro Paese". Sul palco di Capri, Orsini ha insistito sull'urgenza di "una visione industriale triennale" e su un patto tra governo e sistema produttivo per sostenere la competitività. "Il dato è drammatico ha detto riferendosi ai numeri illustrati dalla presidente dei Giovani Imprenditori, Maria Anghileri . È un grido d'allarme basato su dati oggettivi, e questi temi sono fondamentali anche per la legge di Bilancio". L'appello è chiaro: mettere al centro gli investimenti e la crescita. "La ricchezza del Paese non la fai con l'Irpef o con le pensioni, ma generando lavoro e rendendo questo Paese competitivo", ha ribadito Orsini, "perché oggi la competizione è sfrenata".
A Capri è andata così in scena la prima tappa del confronto tra il rigore prudente di Giorgetti e il pragmatismo industriale di Orsini. Domani il secondo round a Palazzo Chigi dove il governo vedrà le parti datoriali. È, tuttavia, emblematico che vi sia divergenza di vedute fra le imprese italiane (che garantiscono l'80% del gettito contributivo e previdenziale) e un ministro che, mettendo al sicuro i conti, ha migliorato il rating dell'Italia e il costo del credito per le imprese stesse.
Giorgetti ha assunto su di sé "l'onere politico di dire molti no", Confindustria un po' gli rimprovera di essere il "ministro della copertina più bella d'Europa", riferendosi proprio al premio The Banker conseguito in virtù del salvataggio insperato del sistema-Italia.