Marò, ultima carta dell'Italia «Latorre torni per curarsi»

I legali chiedono alla Corte Suprema indiana di affidare il fuciliere alla sanità italiana. L'esperto: «Lo stress uccide»

Marò, ultima carta dell'Italia «Latorre torni per curarsi»

Fa piacere - farebbe piacere - tornare a vedere in Italia Massimiliano Latorre - almeno Latorre - dopo il guaio che gli è capitato il primo settembre (ischemia transitoria) rendendone necessario il ricovero in un ospedale di Nuova Delhi. Ma il giorno che accadrà, che non venga in mente a nessuno di sventolare bandiere e gagliardetti, perché ci sarà poco da festeggiare. Due anni e mezzo di ingiusta detenzione per poi tornare a casa (sempre che le supreme autorità inturbantate alzino la paletta verde) in grazia di una malattia è (sarebbe) un accadimento di cui francamente sarebbe difficile andar fieri, trattandosi oltretutto di un militare. Ce lo ridiano (nell'attesa che ci ridiano anche quell'altro, Girone) e faremo finta di essere tutti contenti. Noi, giusto per il fatto di riaverlo (riaverli) tra noi. Loro, gli indiani, per essersi liberati di quella che sta diventando una rogna anche per loro.

Ieri, il rientro di Massimiliano Latorre è stato sollecitato alla Corte suprema indiana dai legali del militare. Obiettivo: proseguire le cure in una struttura sanitaria italiana, dove Latorre, circondato dall'affetto dei suoi familiari, godrebbe delle migliori condizioni, anche psicologiche, che ne consentirebbero «un suo più rapido e completo ristabilimento», come hanno sottolineato i suoi legali nell'istanza presentata alla Corte.

Una prima udienza, per decidere sul punto, è in calendario domani. E una decisione, per il sì o per il no, potrebbe venire in tempi ragionevolmente brevi anche per la Giustizia indiana, di fronte alla quale anche la nostra, delinquenzialmente lenta, fa un figurone. A meno che, ma sembra improbabile, una benigna decisione dei giudici indiani possa dipendere dal sopracciglio alzato, con disappunto a seguire, mostrato dal nostro ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che dopo il malore del marò aveva dichiarato la situazione «insostenibile», addirittura!

Domenica scorsa per Latorre si era reso necessario il ricovero in ospedale per via di un malore, che si è poi scoperto essere stato un attacco ischemico transitorio. «Così almeno è stato raccontato dai media, senza che nulla sia trapelato sulla modalità di comparsa e l'evoluzione cronologica dei sintomi, né sulla tempistica e la tipologia degli esami strumentali eseguiti per formulare questa diagnosi». Il professor Umberto Aguglia, ordinario di neurologia all'Università di Catanzaro, al quale il Giornale ha chiesto un parere, ci va cauto. Ma che un fattore di rischio come lo stress possa essere stato causa scatenante del malanno di Latorre, e possa aggravarne le condizioni è un punto che il neurologo sottolinea con forza. «L'esistenza di una stretta correlazione fra morbilità cardio-vascolare e stress è risaputa - sottolinea il professor Aguglia -. Ora, grazie ad uno studio pubblicato proprio pochi giorni fa su Stroke (una delle più prestigiose riviste dedicate alle malattie cerebrovascolari, organo dell'American Heart Association) dal gruppo di Susan Everson-Rose di Minneapolis, è stata osservata una correlazione simile anche per le malattie cerebro-vascolari. Questa ricerca ha infatti dimostrato che alti livelli di stress, ostilità e sintomi depressivi sono associati ad un significativo aumento del rischio di ictus cerebrale o attacco ischemico transitorio». Dunque? Dunque, conclude il professor Aguglia, «sulla base di queste considerazioni, la riduzione dei livelli di stress, ostilità e depressione è di fondamentale importanza nella programmazione terapeutica in un paziente come Latorre». A casa, dunque.

Verrebbe voglia di dire che è una «priorità», se il termine non fosse già stato trascinato nelle gore del ridicolo, dal ministro della Difesa Pinotti, venuta buon'ultima con la sua penosa «priorità» dopo le non meno prioritarie «priorità» dell'ex premier Mario Monti, di Enrico Letta e Matteo Renzi.

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