Rischia l'arresto per omicidio colposo il neurologo Leopoldo Luque, l'ultimo dottore che aveva in cura Maradona, dopo che ieri la Polizia argentina ha fatto irruzione nel suo studio medico di Belgrano, quartiere chic di Buenos Aires, e a casa sua, ad Adrogué, nell'hinterland capitolino. Due raid in contemporanea, durati cinque ore, con molto materiale sequestrato: un cellulare, due notebook, due quaderni con dentro fogli sparsi un po' ovunque. «La storia medica di Maradona è una cartella disordinata con studi clinici, esami di laboratorio e rapporti di diverse specialità, per un totale di circa 100 fogli», hanno raccontato fonti che hanno preso parte ai due raid.
Quando sono arrivati a casa sua i poliziotti con Patricio Ferrari (il sostituto procuratore che indaga sul decesso), Luque era «sotto choc» perché «non se l'aspettava». Ora rischia l'arresto perché «se le irregolarità nel ricovero domiciliare di Maradona saranno confermate, si tratta di omicidio colposo», hanno spiegato gli inquirenti. È questione di giorni per sapere se il futuro di Luque sarà dietro le sbarre in attesa del processo, o se invece potrà tornare a sorridere. Come in una recente foto con Maradona. I tempi, comunque, assicurano da Buenos Aires, saranno brevi.
Decisive per mettere nei guai Luque sono state le testimonianze delle due figlie di Maradona avute dal primo matrimonio con Claudia Villafane, Dalma e Giannina (ma anche Jana, la 24enne figlia dell'italiana Valeria Sabalain, a detta dell'agenzia EFE). Di fronte agli inquirenti le tre figlie del campionissimo hanno infatti espresso «molta insoddisfazione per il trattamento assistenziale fornito al padre da Luque», oltre allo stupore che, viste le condizioni gravi in cui versava, Maradona non fosse affiancato da un medico 24 ore su 24.
Quando a inizio novembre Diego era stato trasferito a Buenos Aires da La Plata, dove allenava il Gimnasia, per rimuovere l'ematoma causato da una caduta (l'intervento durato 2 ore, fu il 4 novembre), Dalma e Giannina avevano chiamato un altro medico, per affiancarlo a Luque. La dimostrazione di come non si fidassero già un mese fa del neurologo che una settimana dopo - quando pubblicò sui social la foto sopramenzionata accanto a Diego, poco ore prima che lasciasse la clinica privata Olivos, lo scorso 11 novembre - le fece letteralmente infuriare.
Luque, che prima di incrociare Maradona non era conosciuto da nessuno, con quello scatto era diventato improvvisamente celebre a livello planetario ma, adesso, quella foto rischia di ritorcerglisi contro. E non solo perché nel pubblicare la sua faccia sorridente da dandy accanto ad un Maradona oramai ombra di se stesso (gonfio in volto, forse per il cortisone assunto e con la parte sinistra del cranio ricoperta da un'enorme garza protettiva), Luque aveva rotto un accordo fatto con Dalma e Giannina per preservare l'immagine del padre. Certo, dopo il neurologo si era scusato con le figlie aggiungendo, comunque piccato, che aveva «avuto l'autorizzazione dello stesso Maradona» per diffonderla sui social e, di riflesso, darla in pasto al mondo intero.
Ma gli avvocati della famiglia - almeno la famiglia di Dalma e Giannina e della madre Claudia Villafane - vogliono sapere anche cosa è successo sei giorni prima della morte di Diego. Secondo due testimonianze, infatti, il 19 novembre scorso Luque era andato a visitare Maradona nella casa del Tigre presa in affitto dall'entourage del «Diez» e i due avevano «litigato furiosamente». Da allora il medico non era più tornato «a fornirgli le cure mediche indispensabili», il che potrebbe aggravare ulteriormente la sua posizione.
Intanto si attende l'autopsia, per sapere se Diego, quel maledetto 25 novembre in cui è morto, aveva abusato di farmaci o di alcol. L'unica certezza in mezzo alle battaglie legali prossime venture è che quando aveva più bisogno di aiuto Maradona era solo, senza un medico ma anche senza familiari al suo fianco.
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