P er la sua prima volta al forum Ambrosetti Sergio Marchionne è arrivato presto e ha ascoltato tutti prima di intervenire. Matteo Renzi non c'era, Maria Elena Boschi nemmeno: dopo aver parlato la ministra doveva precipitarsi a Monza per il disastro Ferrari. «Nessuno è indispensabile», ha poi detto il numero 1 di Fiat-Chrysler dando il benservito a Luca di Montezemolo, perdente di lusso. Forse pensava anche al governo. Al quale ha seccamente dettato l'agenda: «Dimagrire, ridurre la presenza dello Stato nella vita delle imprese. Scegliete tre cose: realizzatele e poi passate alle tre successive».
Basta annunci e provvedimenti fumosi come il Jobs Act, «ancora tutto da definire». Basta con l'«ostilità verso le imprese»: e qui l'obiettivo era anche lo statalismo di Laura Boldrini. I problemi dell'Italia sono «mancanza di occupazione e carenza di capitali». Gli ostacoli per gli imprenditori sono «il mercato del lavoro, la mancanza di certezza del diritto e la burocrazia. Secondo le classifiche internazionali è più facile fare impresa in Botswana, Ruanda, Armenia e perfino nelle isole Tonga che in Italia».
Il nostro mercato del lavoro «non esiste in nessun altro Paese», idem il sistema fiscale: «In un contesto nel quale serve migliorare l'occupazione, noi abbiamo l'Irap che si paga di più al crescere dei posti di lavoro». La burocrazia «costa cara e uccide le imprese»: gli esempi fatti da Marchionne fanno rabbrividire. «Per compilare una dichiarazione dei redditi servono 250 ore rispetto alle 50 degli altri Paesi. Il costo degli adempimenti costa 27 miliardi l'anno. Avviare una nuova impresa costa 2.100 euro, contro una media di 270 altrove. Sono state approvate 620 nuove norme fiscali negli ultimi 6 anni, ovviamente per semplificare».
Ancora. «Manca la certezza del diritto, soprattutto in materia di lavoro»: e giù con il caso Fiat-Fiom. «Alla fine del 2011 abbiamo fatto un contratto specifico che la Fiom non ha firmato. In base a una legge di una chiarezza cristallina chi non firma non ha diritto a rappresentanze sindacali. Ci siamo visti intentare 62 cause, di cui 46 chiuse a nostro favore, 7 contro, 7 con rinvio alla Corte costituzionale e 2 rimaste in sospeso. Dopo un anno e mezzo la Corte ha ribaltato l'indirizzo espresso per 17 anni cancellando uno dei parametri certi. Mi chiedo se è il modo per dare certezza alle aziende. Non possiamo difendere un sistema dove vige la tirannia della minoranza».
Bisogna cambiare. «Ma noi italiani da sempre siamo il Paese dei gattopardi: vogliamo che tutto cambi perché tutto rimanga com'è. Se non cambiamo atteggiamento tutti quanti andremo sempre più in basso. Ripeto ciò che ho già detto al Meeting di Rimini: non si può aspettare all'infinito che sia il sistema politico a muoversi, ciascuno deve fare il primo passo». E a Renzi saranno fischiate le orecchie quando Marchionne ha raccontato la storia di Ognuno, Qualcuno, Ciascuno e Nessuno, un apologo di Charles Osgood, anchorman della CBS America. «C'era un lavoro importante da fare e a Ognuno fu chiesto di farlo. Ognuno era sicuro che Qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno lo fece.
Qualcuno si arrabbiò, perché era il lavoro di Ognuno. Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Qualcuno non l'avrebbe fatto. Finì che Ognuno incolpò Qualcuno, Nessuno fece ciò che Qualcuno avrebbe potuto fare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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