Prima ha ucciso il padre e la compagna di questi, poi ha vagato per ore in stato confusionale sulle colline dell'hinterland fiorentino fino al momento in cui i Carabinieri l'hanno arrestato: per un 43enne con problemi psichiatrici adesso l'accusa è di duplice omicidio. Gli inquirenti stanno ricostruendo i tasselli di un puzzle che vede al centro un uomo e una donna, Osvaldo Capecchi e Patrizia Manetti, entrambi di 69 anni, trovati morti ieri nella loro abitazione a Impruneta (Firenze). Ad accorgersi del delitto è stato l'altro figlio insospettito perché non riusciva a mettersi in contatto col padre: giunto nell'appartamento di via Longo, a Impruneta, è stato lui a trovare i due corpi sul pavimento, con diverse ferite da armi da punta e da taglio. Sul posto sono arrivati la scientifica dei Carabinieri e il sostituto procuratore di Firenze, Massimo Lastrucci. I sospetti sono subito caduti sul figlio dell'uomo, Dario, che condivideva la casa con la coppia e che era noto in paese per qualche precedente di droga. Secondo gli investigatori, il delitto sarebbe avvenuto nella notte di venerdì, intorno alle due, probabilmente al culmine di un litigio. Oppure l'uomo potrebbe aver sorpreso le sue vittime quando queste erano già a letto. Dopo l'omicidio, in ogni caso, Dario Capecchi sarebbe uscito di casa e avrebbe vagato per le zone circostanti: diversi testimoni affermano di averlo visto in paese a far colazione alla Casa del Popolo e poi alla guida di una Panda nera, l'auto con cui andava in giro abitualmente e che ha usato per fuggire dal luogo del delitto. È stata proprio la macchina, abbandonata lungo la corsia di emergenza dell'A1 all'altezza di Calenzano, a mettere gli inquirenti sulle tracce dell'uomo: nel primo pomeriggio il sospettato è stato fermato in un boschetto, in stato confusionale, e non ha opposto resistenza all'arresto ma si è limitato a farfugliare discorsi senza senso.
L'uomo è stato portato nella caserma del comando provinciale fiorentino dei Carabinieri per essere interrogato e sottoposto a una serie di accertamenti per stabilire spiegano gli inquirenti «se effettivamente abbia avuto responsabilità nel duplice omicidio». L'arma del delitto non è stata ancora recuperata.
All'Impruneta, intanto, l'intera comunità cittadina è scossa: «Sono attonito, conoscevo personalmente Dario racconta il sindaco Alessio Calamandrei perché andavo in classe insieme a suo fratello. La sua famiglia era originaria della Sardegna, lui arrivò a Tavarnuzze quando aveva 6-7 anni, per poi trasferirsi ad Impruneta.
Un ragazzo burlone, alla mano, casinista, aveva avuto problemi con la droga, inutile nasconderlo: la nostra zona negli anni 80 era una delle centrali di spaccio più grosse di tutta la Toscana. Per questo aveva vissuto qualche difficoltà. Sembrava però che il peggio fosse alle spalle».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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