Lo hanno chiuso in una cella del carcere di Piacenza, sotto stretta sorveglianza: perché, calata l'adrenalina della fuga, messo finalmente davanti al crimine di cui si è reso responsabile, Massimo Sebastiani potrebbe decidere di farla finita. Davanti ai carabinieri e al pubblico ministero Ornella Chicca, nel rapido interrogatorio dopo la cattura nel casolare di Costa di Sariano, ha versato qualche lacrima mentre rivelava di avere ammazzato Elisa Pomarelli e di averla abbandonata in un fosso. Ma il rimorso, quello vero, prima o poi lo prenderà alla gola. Perché più passano le ore, e più emerge chiaramente che Elisa ha pagato con la vita l'unica colpa di essergli stata accanto, di avere accettato le sue stranezze, la sua figura di orso selvatico. Non lo amava, non avrebbe mai pensato di stare con lui, ma gli voleva bene. È stata buona con lui, e lui l'ha ammazzata. Questo è l'orrore che d'ora in avanti peserà sulla coscienza di Sebastiani. E, se di coscienza gliene resta almeno un po', potrebbe stritolarlo.
Nel carcere piacentino delle Novate, nella notte tra sabato e domenica Sebastiani è stato raggiunto dal secondo arrestato dell'inchiesta. È Silvio Perazzi, suo amico, padre di una sua ex fidanzata, e soprattutto padrone del casolare di Costa di Sariano nei cui pressi, nella mattinata di sabato, è stato catturato l'assassino. Il corpo di Elisa è stato trovato poco distante, in un fosso quasi invisibile nel folto di un bosco. Che sul ruolo di Perazzi gli inquirenti si stessero interrogando era chiaro già nelle prime ore dopo la cattura di Sebastiani. Ora l'arresto dell'uomo segna un brusco inasprimento dell'inchiesta e solleva nuovi interrogativi. Carabinieri e procura si sono convinti, grazie ai primi accertamenti, che Perazzi fosse pienamente consapevole che l'amico si nascondeva - forse in modo non continuativo, andando e venendo, ma utilizzandola come base sicura - in casa sua. E ovviamente non poteva non sapere che Sebastiani era braccato, sospettato dell'omicidio di Elisa. Così ora ci si chiede: perché? Cosa ha spinto l'uomo a offrire ospitalità e rifugio al colpevole di un simile delitto?
Perazzi dovrà fornire le sue risposte al giudice preliminare che, probabilmente già oggi, lo incontrerà per convalidare il fermo disposto della Procura. E sempre oggi dovrebbe toccare anche a Sebastiani. Lì, davanti al giudice, il tornitore di Carpaneto avrà, per la prima volta, la possibilità di chiarire i tanti punti oscuri della tragedia, quelli che nelle ore convulse di sabato non c'è stato tempo di affrontare: e che invece vanno colmati, per cercare di dare una spiegazione alla morte di una ragazza buona e solare.
Già sabato, davanti ai carabinieri e alla pm, Sebastiani ha rivelato di avere assassinato Elisa a mani nude, strangolandola, poco dopo avere pranzato insieme a lei in trattoria. Ma non ha detto dove è avvenuto il delitto, né esattamente quando. E ancora meno ha aperto il velo sul vero buco nero, il movente. Ieri, trapela un brandello dalle indagini: a scatenare la furia dell'uomo sarebbe stata la decisione di Elisa di smettere di vederlo, di dire basta alla loro amicizia fatta di gite, vacanze, camminate nei boschi. Ma se le cose stanno davvero così, allora si rafforza l'ipotesi che non sia stato affatto un delitto d'impeto, come Sebastiani potrebbe sostenere per evitare almeno l'ergastolo. Per come era fatta Elisa, per la delicatezza che aveva nei rapporti con l'uomo, una simile decisione non può avergliela comunicata all'improvviso durante il pranzo di domenica 25 agosto: deve avergliela presentata e spiegata un po' alla volta, cercando di fare capire a Massimo che era meglio per entrambi smettere di vedersi. Troppa la differenza di età, e soprattutto troppo diverso il senso che lei e lui davano a quel rapporto.
Se l'assassinio di Elisa è stato premeditato, allora si capisce meglio perché Sebastiani, dopo il pranzo in trattoria, punta dritto insieme a Elisa, a bordo della sua Civic, verso la zona di Sariano: forse ha già individuato il posto dove si libererà del corpo, un punto
introvabile, che durante le ricerche dei giorni successivi viene sfiorato a ripetizione ma non individuato. Fin quando è lo stesso Sebastiani, dopo essere stato catturato, ad accompagnare i carabinieri sul posto. Elisa è lì.
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