Cronache

Materassi dati alle fiamme: 30 migranti in fuga da Pozzallo

Tunisini in rivolta all'hotspot. Lo sfogo delle forze dell'ordine: "Così non si può più andare avanti"

Materassi dati alle fiamme: 30 migranti in fuga da Pozzallo

Un incendio, nel tardo pomeriggio di ieri, ha devastato il padiglione centrale dell'hotspot di Pozzallo. A dare fuoco ai materassi sono stati diversi ospiti tunisini che poi sono fuggiti. La protesta ha causato ingenti danni alla struttura. Al momento del rogo nell'edificio c'erano 120 persone di cui una ventina di minori. «Molti dei quali - spiega un agente intervenuto sul posto - con barba o baffi. Quando arrivano dichiarano di avere meno di diciotto anni, ma nella maggior parte dei casi si tratta di maggiorenni in cerca di asilo». Quindi lo sfogo: «Così non si può più andare avanti. I nostri colleghi sono in numero inferiore a quello degli ospiti dell'hotspot. Rischiano la vita ogni giorno. Non è la prima volta che da qui fugge qualcuno. A volte ci è scappato anche il ferito. Ciò che ci disturba - proseguono gli uomini in divisa - è la totale assenza di chi dovrebbe darci tutela, ovvero il ministero».

Prefettura e Questura stanno coordinando le operazioni di ricollocamento in altri centri di concerto con il Viminale. Il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna ha chiarito: «Ci vuole più attenzione verso una particolare categoria di immigrati, quelli tunisini, che scappano dal proprio Paese non per fame, ma per mettere in atto attività a delinquere». E lancia un appello: «L'attività di quarantena per contatti con positivi li costringe a stare troppo a lungo in isolamento. È chiaro che i disordini si creano solo quando in struttura arrivano ceppi di migranti di nazionalità tunisina. Si dovrà studiare al più presto una soluzione».

I sindacati di settore scendono sul piede di guerra. Stefano Paoloni, segretario generale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia) tiene a dire: «I rischi che i poliziotti corrono in vigilanza sono sempre altissimi. Servono centri idonei e protocolli operativi per poter intervenire. Peraltro, i migranti nell'hotspot sono tutti in quarantena e devono rispondere alle regole come i cittadini italiani. Propongo pertanto per i fuggitivi una sanzione amministrativa al pari di tutti noi».

Anche l'onorevole leghista Gianni Tonelli interviene sulla vicenda: «Sono situazioni che definirle straordinarie sarebbe un errore fuorviante. Purtroppo sono quelle che ci dobbiamo aspettare se vogliamo gestire l'accoglienza dei migranti in questo modo. Io credo che qui il ministro dell'Interno non possa continuare a far finta di nulla. Deve assumersi le proprie responsabilità. Noi - spiega quindi - dobbiamo affrontare il problema dei migranti con la determinazione che serve». E prosegue: «Se poi per motivi di carattere ideologico questo non si vuol fare allora se ne devono pagare le conseguenze. Signor ministro, - dice rivolgendosi alla Lamorgese - questa è la logica e naturale conseguenza a un modo di gestire l'accoglienza sbagliato. E parlo da poliziotto, mi dispiace che a farne le spese debbano essere i miei colleghi che sono in numero nettamente inferiore a quello che necessiterebbe per la gestione di questa gente». Peraltro, il ritorno del maltempo sta nuovamente riempiendo Lampedusa di immigrati. La situazione sta andando fuori controllo, anche perché con l'hotspot di Pozzallo inagibile ci si dovrà affidare ad altri centri di accoglienza. Oltretutto, settimana scorsa altri clandestini erano fuggiti anche da Crotone. Il tutto sotto agli occhi degli agenti impotenti di fronte alla fuga.

Secondo altre fonti, alcuni dei migranti scappati da Pozzallo potrebbero avere la variante Delta e sarebbero, quindi, potenzialmente contagiosi.

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