Roma Sergio, uno di noi? Mattarella parlerà poco, «meno di venti minuti». Parlerà seduto in poltrona, dal salotto di casa sua: niente scrivanie, computer, pennacchi, stanze dei bottoni. Parlerà cercando di rivolgersi alla gente. «Voglio entrare in punta di piedi nelle case degli italiani», ha spiegato ai suoi collaboratori e, per «trovare la giusta sintonia», ha deciso di non usare gli uffici della Palazzina e di restare nei suoi alloggi privati. Parlerà, raccontano, «di problemi e speranze» e non di politica, perché il discorso sullo stato del Paese l'ha già fatto il 21 dicembre. Ma le banche, parlerà pure delle banche?
Profilo basso, parole misurate, toni conviviali. Sergio, uno di noi? L'idea di fondo è questa, un presidente che cerca un contatto diretto con i cittadini più che con il Palazzo, che del resto è in linea con il nuovo stile defilato e non interventista che ha impresso al Quirinale. Defilato, non assente. E infatti, dopo oltre dieci mesi di silenzio totale, negli ultimi dieci giorni Mattarella si è improvvisamente messo a fare politica. Ha, se non favorito, apprezzato l'accordo tra Pd e Cinque stelle sulla nomina dei tre giudici della Consulta, bloccata da mesi di veti incrociati. Ha creato uno scudo di protezione attorno a Bankitalia e Consob, evitando che finissero nel gorgo dello scandalo dei derivati delle quattro banche locali salvate dal crac. Ha costretto Renzi a non abbandonare gli investitori truffati. «Sono episodi gravi, le responsabilità vanno accertate e il risparmio tutelato». Ha graziato due 007 della Cia coinvolti del rapimento di Abu Omar: un favore agli americani che possono ora darci una mano con l'India per riportare a casa i marò.
C'è quindi una certa curiosità per l'esordio del nuovo presidente. Il discorso, si prevede, avrà un tono colloquiale, da famiglia, dovrà trasmettere vicinanza da parte delle istituzioni e avrà un taglio piuttosto sociale. Mattarella ci ha lavorato dall'inizio della settimana, rileggendo alcune delle centinaia di lettere che ogni giorno arrivano sul Colle, riguardando i filmati delle udienze, rileggendo gli appunti che ha preso durante gli incontri con le comunità, le associazione, gli organismi di volontariato. Da qui prenderà spunto per fare un bilancio sul 2015, sulle paure, le angosce e guai di un anno ancora difficile nonostante qualche segno di ripresa, e le prospettive per il 2016.Il terrorismo, innanzitutto, che dopo i fatti di Parigi è tornato a popolare i nostri incubi: serve una reazione a livello europeo, ma chiudere le frontiere non può essere l'unica risposta. Quindi, altro tema strettamente connesso, l'immigrazione. «Sbarrare le porte di fronte a masse di essere umani che fuggono dalla guerra e fame - ha detto più volte - significa cancellare anni di diritti civili».
Poi, i problemi italiani. In primo piano la crisi economica che, al di là di alcuni miglioramenti dei parametri, si sente ancora. Soprattutto nel settore del lavoro: Mattarella è preoccupato per la disoccupazione giovanile e per il sud.
Entrando nelle case dei cittadini durante il cenone, il capo dello Stato inviterà a rimboccarsi le maniche per «ritrovare l'orgoglio» di una nazione, superando le divisioni strutturali del Paese. Per uscire dalle secche serve dunque uno scatto collettivo, smetterla di litigare e cominciare una buona volta a fare «squadra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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