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Mattarella "schiva" il bis. Sergio come Draghi: non chiude la partita Colle

Il capo di Stato cita Leone ed elogia la "non rieleggibilità" Ma Letta insiste. E pure Renzi...

Mattarella "schiva" il bis. Sergio come Draghi: non chiude la partita Colle

Sergio Mattarella e Mario Draghi hanno molte cose in comune. A partire dal fatto che, lo scorso gennaio, il capo dello Stato chiamò proprio l'ex numero uno della Bce affinché mettesse in piedi un governo di unità nazionale per sopperire alla cronica inconcludenza dei partiti. Oggi, però, i due hanno un altro decisivo punto di contatto, visto che sono i principali candidati alla disfida del Quirinale che si aprirà in Parlamento tra la terza e la quarta settimana di gennaio.


Non è un caso che entrambi tengano sul punto una linea per certi versi interlocutoria. Con Mattarella che ancora una volta ribadisce le sue perplessità - anche di ordine costituzionale - sull'ipotesi del bis e Draghi che da settimane evita accuratamente di infilarsi nel dibattito quirinalizio. Entrambi, però, fino ad oggi si sono guardati bene dall'escludere in maniera chiara una loro candidatura: Mattarella il bis e Draghi un trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale, che poi sarebbe il primo caso nella storia della Repubblica. Il che, almeno al momento, significa che i due non si sentono affatto fuori dalla corsa.


Circostanza evidente per Draghi, che si guarda bene dal dire una parola in proposito nonostante sia stato tirato dentro il dibattito da ormai oltre un mese. E non da chi gli è ostile o dalle domande dei giornalisti in qualche conferenza stampa, ma da ministri a lui vicinissimi come Giancarlo Giorgetti o Renato Brunetta. E pure Mattarella preferisce girare intorno alla questione e non dire una parola definitiva. Ieri, per esempio, il capo dello Stato è tornato a ribadire pubblicamente le sue perplessità sulla «rieleggibilità» del presidente della Repubblica. Lo aveva fatto lo scorso febbraio, in occasione dei 130 anni dalla nascita di Antonio Segni. E si è ripetuto intervenendo al ventesimo anniversario della scomparsa di Giovanni Leone, al Quirinale dal 1971 al 1978. È la seconda occasione, dunque, in cui Mattarella insiste con forza sulla «non rieleggibilità» del capo dello Stato e sulla «conseguente eliminazione del semestre bianco». Ma, ancora una volta, senza una parola definitiva sul tema. Che molti auspichino possa arrivare nel consueto discorso di fine anno, la sera del 31 dicembre. Ma che, probabilmente, resterà appesa anche allora.


Vale infatti per Mattarella lo stesso ragionamento che si fa per Draghi: se le loro candidature non fossero in campo sarebbe sufficiente dire una parola chiara. Se non dirla pubblicamente, lasciarla intendere in via informale. E invece - al netto del fatto che sono considerati da tutti i due principali candidati al Colle - di parole chiare non ne arrivano da mesi.
Peraltro, le considerazioni di Mattarella su Leone arrivano proprio nei giorni in cui l'ipotesi del bis sta guadagnando sostenitori. Tra loro c'è certamente il segretario del Pd, Enrico Letta. Che in privato non esita a ribadire il suo favore verso una conferma dell'attuale capo dello Stato. Nelle ultime ore, lo ha fatto ripetutamente e con diversi interlocutori. E pure Matteo Renzi, quanto di più lontano ci sia da Letta, inizia a considerare l'ipotesi del bis come percorribile.

Proprio lui, che fino a qualche mese fa era su altri lidi, sembra aver seriamente preso in considerazione la cosa.

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