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Mattarella smaschera gli sprechi di Napolitano

Dopo la gestione poco rigorosa di Re Giorgio, il capo dello Stato taglia i 58 alloggi di servizio dei dipendenti del Quirinale

Mattarella smaschera  gli sprechi di Napolitano

Tutti a casa. Gli inquilini d'oro del Quirinale dovranno dire addio alle loro sontuose dimore. E dovranno restituire le chiavi al padrone di casa: il presidente della Repubblica. Sergio Mattarella scoperchia una realtà sorprendente e inguardabile, anzi a dirla tutta scandalosa. Nei dintorni del Colle i dipendenti del Quirinale vivono in appartamenti da sogno e pagano affitti bassissimi. Ora la festa è finita: i 58 dovranno sloggiare entro la fine del 2017. I privilegi dell'era Napolitano, come ha anticipato il Fatto quotidiano nei giorni scorsi, vengono cancellati. Anzi, se non si trattasse del Colle forse oggi parleremmo con enfasi e riprovazione di una Affittopoli del Quirinale. Ambientata in una location stellare, fra stucchi e pennacchi. Con abitazioni, come quella del segretario generale, di 800 metri quadri. Eppure finora di questo mondo dorato non si sapeva nulla.

Ora, si cambia, e pure in fretta. Un decreto del 6 agosto toglie l'erba alla nomenklatura del Colle. Addio alle case. Dal 2017. Una rivoluzione che colpisce anche i consiglieri del Quirinale. E nemmeno tanto morbida, come pure potrebbe sembrare: da subito il canone verrà agganciato ai parametri di mercato anche se la progressione sarà a tappe. Dal 2016 gli inquilini pagheranno il 30% del valore stabilito dall'agenzia del demanio, poi passeranno al 60%, infine faranno le valigie e libereranno i locali. Insomma, chi se ne andrà, dovrà rassegnarsi a versare una cifra più alta prima di chiudere il contratto. Uno stacco, concreto e simbolico, con l'epoca Napolitano. Con i lussi e gli agi di una casta, piccola ma finora intoccabile. Protetta dal mantello discreto e insuperabile di Re Giorgio.

Questo mondo viene archiviato, senza rimpianti e cerimonie. L'importante, par di capire, è voltare pagina prima possibile. E stabilire nuove regole trasparenti, in sintonia con il Paese. D'ora in poi la casa sarà concessa solo a un pugno di dipendenti: a chi, per esigenze di servizio, dev'essere immediatamente reperibile. Gli altri a casa. O meglio, fuori dalla casa degli italiani.

L'idea di Mattarella è semplice, semplice: è la testa che deve dare il buon esempio. Inutile sermoneggiare tutti i giorni sui sacrifici, la spending review e il tirare la cinghia se l'alta burocrazia quirinalizia continua a comportarsi e a vivere come se negli ultimi vent'anni non fosse successo nulla. La crisi economica, Tangentopoli e tutte le ruberie scoperchiate, la delegittimazione del ceto politico.

Basta. Mattarella mette i titoli di coda a quelle stagione. E fissa paletti invalicabili con una meticolosità che la dice lunga. Anche quei pochi fortunati che sopravviveranno al taglio dei metri quadri dovrà adeguarsi ad un nuovo sistema più equo: il canone salirà del 20 per cento. Non solo: gli inquilini (in particolare i consiglieri) dovranno pagarsi per intero, come i comuni mortali, le bollette della luce e del gas che oggi, altro dettaglio gustoso, sono saldate per metà da papà Quirinale. E scomparirà un'altra prerogativa che lascia sbalorditi: oggi infatti i dipendenti già baciati dalla sorte possono usufruire di posti auto gratuiti in numero illimitato. Un benefit che sembra preso dai libri della storia sovietica o dei Paesi socialisti e che invece è ancora attuale nella Roma intasata e congestionata del 2015. Il primo parcheggio sarà a costo zero, ma dal secondo in poi l'impiegato del Quirinale dovrà versare 150 euro al mese. Soldi che evidentemente non erano fra le priorità di Napolitano.

Nessuno però ha fiatato per anni e il meccanismo si è interrotto solo per l'intervento di Mattarella che ha stabilito di azzerare questi sprechi inaccettabili.

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