Afghanistan in fiamme

Mattarella: "La Ue non incide". E invoca l'esercito europeo

Il capo dello Stato rilancia il progetto della difesa comune. Tajani: "Bene, pronti a fare la nostra parte"

Mattarella: "La Ue non incide". E invoca l'esercito europeo

«L'Afghanistan ha messo in evidenza la scarsa capacità di incidere dell'Ue. È indispensabile assicurare subito gli strumenti di politica estera e di difesa comune. La Nato è importante ma oggi è richiesto che l'Unione Europea abbia una maggiore capacità di presenza nella politica estera e di difesa».

Sergio Mattarella apre i lavori del seminario di Federalisti Europei, in occasione dell'ottantesimo anniversario del Manifesto di Ventotene. Lo fa poco dopo aver deposto una corona di anturium verdi, bianchi e rossi sulla tomba di Altiero Spinelli nell'isola dell'arcipelago ponziano dove nacque l'idea di un'Europa unita. Una ricorrenza in cui il capo dello Stato invita i Paesi membri a fare un passo in avanti, ripensare l'identità stessa dell'Europa e conquistare un peso politico-militare, senza cedere alla politica della solidarietà a parole e delle porte chiuse nei fatti.

Sulla difesa comune europea arriva subito pieno sostegno da parte di Antonio Tajani. «L'Ue non può perdere altro tempo. Serve una politica estera e di difesa comune con un vero esercito europeo. Bene l'appello del Presidente Mattarella. Forza Italia è pronta a fare la sua parte a Roma e a Bruxelles». E Renato Brunetta aggiunge: «Al prossimo G20 sull'Afghanistan l'Ue può e deve presentarsi unita e credibile, accelerando sulla costruzione della difesa comune».

Questa battaglia, d'altra parte, viene da lontano. Silvio Berlusconi nel corso del suo percorso politico ha ripetuto e sottolineato più volte l'esigenza di costruire una difesa comune europea. «Lavoriamo - disse nell'ottobre 2004 - perché l'Europa parli a tutto il mondo e perché si doti di un suo esercito. Non c'è diplomazia autorevole se non è sostenuta da un'adeguata forza militare».

L'intervento di Mattarella si muove sul filo delle nuove sfide dell'europeismo e sulla convinzione che i tempi siano maturi per un salto di qualità. «In questo periodo siamo investiti in tante sfide globali e quella sollecitazione a difendere la libertà vale ancora oggi pienamente», continua Mattarella. «L'Unione europea dopo il Covid è molto cambiata. L'Europa si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni apportate a queste crisi diceva Jean Monnet. Strumenti come il Next Generation non possono essere una tantum. I gelidi antipatizzanti dell'Unione si diano pace perché questi strumenti resteranno, ne sono convinto».

«Valori come la libertà, i diritti, la pace, la collaborazione internazionale, la coesione sociale non sono confinabili in un solo territorio ma appartengono all'intera umanità. Sono anche i valori dell'Europa. In questi giorni una cosa appare sconcertante e si registra nelle dichiarazioni di politici un po' qua e là in Europa. Esprimono grande solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti, ma che restino lì, non vengano qui perché non li accoglieremmo. Questo non è all'altezza dei valori della Ue. Solo una politica di gestione comune dell'immigrazione può evitarci di essere travolti da un fenomeno incontrollabile». Certo, spiega Mattarella, so bene che «sulla politica migratoria molti paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti, ma così si finisce per affidare la gestione delle migrazioni agli scafisti e ai trafficanti degli esseri umani». Il punto ora è rilanciare l'Unione, anche ridefinendo il rapporto con la Nato. «Per l'Unione europea è indispensabile avere strumenti di politica estera e difesa comune, sono fermamente convinto del rapporto transatlantico con la Nato, ma proprio la Nato chiede che l'Europa oggi abbia maggiore presenza in politica estera e di difesa. È importante anche per gli Usa.

Occorre quindi che l'Unione si doti sollecitamente di strumenti efficaci e reali».

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