La Lega è con Matteo Salvini, a Milano il Consiglio federale gli dà «mandato pieno e unanime» per far partire il governo con il M5s. E il segretario si preoccupa soprattutto di smentire le critiche di chi, Silvio Berlusconi in testa, lo vede in posizione di subalternità nei confronti di Luigi Di Maio, sia per il premier grillino ancora sconosciuto, sia per il contratto di governo che tende tutto al giallo. «Amici- dice il tweet di Salvini, che invita i sostenitori ai gazebo del week end - il 90 per cento delle idee della Lega trova spazio nel programma comune di governo scritto con i 5 Stelle».
Il Capitano della Lega va avanti per la sua strada ma ad irritarlo sono i duri avvertimenti di Silvio Berlusconi che, da Aosta, dice di avergli consigliato di «tornare a casa», boccia il contratto con Di Maio e si propone addirittura come possibile premier. Un'uscita che fa saltare i nervi a Salvini, si parla di una sua telefonata in cui accusa il Cavaliere di «tradire», di «toni accesi» tra i due, di un chiarimento finale. Da Fi smentiscono, ma si allarga la «distanza» tra leader leghista e presidente azzurro, che conferma di voler fare opposizione «sensata e critica» all'esecutivo giallo-verde.
Nel Consiglio federale tutti i big, tranne Raffaele Volpi, avrebbero chiesto a Salvini di non mollare la presa sulla premiership, per fare il numero 2 di Di Maio. «Così spacchi il partito, mandi in tilt la base».
Il momento è delicato, il leader del Carroccio cerca di convincere i suoi che il nuovo esecutivo realizzerà la politica del «Prima gli italiani», dalla sicurezza al taglio delle tasse, dall'autonomia regionale alla riforma delle pensioni, dagli asili nido gratis per le famiglie italiane alla legittima difesa, dalla lotta alla precarietà alle nuove politiche sull'immigrazione, dalla difesa del Made in Italy in Europa alla chiusura dei campi Rom. Ci sono questi 10 punti e la richiesta di barrare un Si o un No sulla scheda che militanti e simpatizzanti oggi e domani troveranno nei gazebo in mille piazze italiane. «Se ci sarà l'ok degli italiani e ci sarà accordo sulla squadra, si parte», dice Salvini. Peccato, che il contratto ne abbia 32 di punti e tutti gli altri siano targati 5S, mentre scompaiono punti forti del programma del centrodestra, come la decontribuzione di 6 anni per i neo assunti.
Ormai, per Salvini è molto difficile tornare indietro, ha annunciato che lunedì «si chiude», facendo il passo indietro per Palazzo Chigi e chiedendo a Di Maio di far posto ad un terzo 5S. Ma Luigi ancora tentenna, ieri era a Milano come il leader leghista ma non si sono incontrati, dovrebbero farlo domani. E Salvini, che a Monza incontra Sergio Bramini, l'«imprenditore fallito per colpa dello Stato», sembra incerto: «Faremo di tutto perché un governo nasca, in ogni caso nascerà. Lunedì sicuramente andremo dal presidente Mattarella per rispetto, perché comunque si chiuda abbiamo fatto tutto il possibile». La trattativa non è conclusa e Matteo si sente un po' in trappola. «Su premier, vicepremier e ministri - dice- sarete aggiornati nelle prossime ore». Lui punta al ministero degli Interni, per gestire l'immigrazione, suo cavallo di battaglia.
Il vice Giancarlo Giorgetti dovrebbe essere sottosegretario a Palazzo Chigi, Nicola Molteni all'Agricoltura, Giulia Bongiorno ai Rapporti con il Parlamento, il capogruppo al Senato Gianmarco Centinaio a Turismo-Affari regionali, Simona Bordonali al neo ministero di Famiglia e disabilità.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.