Politica

«Matteo copia il Cav, ma lui aveva le carte giuste»

RomaMario Adinolfi, lei come giornalista e grande giocatore di poker, come giudica la promessa di Matteo Renzi di una futura abolizione delle tasse sulla casa?

«Innanzitutto mi piace il fatto che Matteo rompa uno dei tabù della sinistra. È un dato fondamentale a livello di cultura politica. Era quello che apprezzavo in lui quando ero tra i renziani della prima ora, quando ero ancora nel Pd ed eravamo dodici su quattrocento ad appoggiarlo, non come ora che sono tutti renziani».

Ma lei ci crede che Renzi riuscirà davvero a tagliare Tasi e Imu in assenza di una chiara strategia di reperimento delle risorse? Insomma trattasi di bluff?

«Io spero che lo faccia e dimostri di avere carte in mano che gli consentano di andare fino in fondo. È evidente che la posta in palio è alta in termini di credibilità. Poi certo conosco bene i suoi meccanismi. Di dieci cose che dice, ne fa una o due. Per il momento più che di un bluff - questo lo dobbiamo ancora verificare - si tratta di una “delayed bet”, una scommessa posticipata. Oppure per dirla in termini calcistici ha semplicemente tirato la palla avanti sperando poi di raggiungerla. Il problema, in realtà, è un altro».

Quale?

«In questo modo ricalca in maniera evidente l'identità berlusconiana. Ma quella di Berlusconi fu davvero una giocata vincente, fatta con la consapevolezza di avere le carte giuste in mano. Disse: se vinco le elezioni elimino l'Ici. Fu il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale nel 2007. Non disse: lo faccio l'anno prossimo pur stando al governo. Disse: se vinco le elezioni è la prima cosa che faccio. Nel 2008, appena vinte le elezioni, cancellò l'Ici».

C'è una metafora pokeristica per descrivere quella mossa di Berlusconi?

«Più che il poker in qual caso si trattò di una mossa di scacchi: la classica mossa del cavallo, ovvero una trovata che disturba il placido andamento di una partita».

Dentro il Pd non tutti hanno accolto bene la scelta di puntare sull'abolizione delle tasse sulla casa. Molti sostengono che non sia una misura di sinistra e che favorisca i ricchi.

«Mi sembra una obiezione profondamente sbagliata. In un Paese in cui l'85% della popolazione è proprietario di case ha un effetto generalizzato e a suo modo progressivo, anche perché magari ai ricchi pagare o non pagare cambia poco, ma per i più poveri incide sul bilancio familiare.

Queste obiezioni dimostrano che se riesce a farlo va nella direzione giusta».

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